Una manina ha cancellato Paris dal logo “Paris 2024” su uno dei pannelli davanti allo stadio nautico di Roucas-Blanc, che informano sui lavori d’ammodernamento (44 milioni di euro).

Sì, saranno parigine le prossime Olimpiadi, ma non si scherza con l’orgoglio di Marsiglia, che ospiterà le prove di vela e dieci incontri di calcio.

La sola ipotesi che sullo Stade Velodrome potesse apparire il nome della capitale ha surriscaldato gli animi, e suggerito agli organizzatori di promettere: non avverrà. Non nella città che sarà la prima a vedere la fiamma olimpica, l’8 maggio 2024, quando arriverà al Vieux Port.

Il diritto al nuoto

A jamais les premiers”, Sempre primi, dice lo slogan caro ai tifosi dell’OM, Olympique de Marseille. Di sicuro primi a protestare, non contro i Giochi, ma per la difesa di un diritto che la macchina olimpica metterebbe a rischio: quello al nuoto. Che nella città dello storico Cercle des Nageurs, da cui sono usciti alcuni dei nuotatori più medagliati di Francia, equivale a diritto fondamentale dell’essere umano.

Sylvain Ronca segue la comunicazione dei Nageurs du Prado, collettivo che da anni manifesta per diritto al nuoto libero e accesso al litorale. I lavori per i Giochi prevedono spazi di interdizione della presenza umana in mare e a terra, e lui non esita a parlare di “confisca delle spiagge”. «Queste spiagge (poche, artificiali, la costa è rocciosa) sono state create nei Sessanta come spazi pubblici. Ora però i plagiste (balneari) vorrebbero più spazi per le concessioni. Per salire di gamma, dicono. E cioè: troppi poveri sulle spiagge, ai loro occhi».

In questo momento però per i Nageurs il nemico n.1 è il kitefoil: disciplina olimpica che, sostengono, li separa dal mare. «Siccome può essere pericolosa – raggiunge grandi velocità, prevede una lama sotto la tavola – richiede molto spazio a terra e in acqua. Così per farla disputare alle Olimpiadi si sono appropriati della spiaggia del Prado nord. Le hanno riservato uno spazio enorme – un corridoio d’acqua che io calcolo pari a circa 20 stadi – per i Giochi e durante gli allenamenti: gli atleti partecipanti possono venire ad allenarsi qui nei due anni precedenti i Giochi. Due anni di esclusione dei nuotatori da uno spazio pubblico. Nel primo piano presentato si stabiliva: metà del bacino al kite, l’altra a chi nuota. Poi hanno preso tutto».

Il Municipio, dice, ha lasciato solo piccoli spazi per scendere in acqua. «Nella spiaggia Prado sud si può nuotare, seguendo la linea degli scogli o ci si ritrova nello spazio del kite. Chi vuole far nuoto in acque libere è limitato. Siamo imprigionati».

Le proteste

In realtà mentre parliamo ci passano davanti agli occhi sia gente che nuota che paddle e kayak, che sarebbero vietati. Ma la rivoluzione è sempre una tentazione, per i francesi. Così i Nageurs protestano: con Municipio, Affaires Maritimes, Prefettura, organizzatori dei Giochi, Federazione Vela. Chiedono che il kitefoil venga spostato altrove.

«E che il diritto di scendere in acqua dalle spiagge Petit Roucas e Prado nord sia garantito fino all’estate 2024», aggiunge Ronca. «Vogliamo un calendario degli allenamenti, folle che non si possa nuotare quando gli atleti non vengono. Da Libres Nageurs chiediamo sia fatta rispettare la legge sulla velocità di navigazione nella fascia di 300 metri dalla costa: mai più di cinque nodi».

Vista dall’Italia – il paese in cui la ministra del Turismo è stata comproprietaria del famoso Twiga, dove è stato approvato il decreto mappatura che rischia di far calare ancora il numero delle spiagge libere, dove più del 60 per cento delle coste sabbiose è occupato da stabilimenti – la vicenda francese appare quasi incomprensibile, considerando che Marsiglia ha un litorale di decine di chilometri. In realtà contiene una questione filosofica, e una piccola lezione di civiltà.

In Francia le spiagge sono realmente un diritto. Un decreto del 2006 instaura il principio del libero accesso al mare, stabilendo che l’80 per cento delle spiagge naturali deve restare libero da installazioni. È la prima cosa che ricorda Hervé Menchon, l’uomo che ha il dossier del mare in Municipio, “adjoint en charge de la mer”: «Abbiamo principi che si traducono in leggi e regolamenti. Il litorale è spazio e patrimonio naturale, la spiaggia deve essere accessibile a tutti». E allora come si risolve il problema dei Nageurs du Prado?

«Il loro problema è che avevano l’abitudine di andare sulla spiaggia più piccola, Petit Roucas, parte minuscola dei 57 km di litorale marsigliese, e hanno scatenato una guerra mediatica sostenendo che abbiamo privatizzato le spiagge. In realtà abbiamo recuperato numerosi accessi al mare, l’anno prossimo ci sarà anche un nuovo spazio da mille metri quadri, sorvegliato, per bagnarsi in centro, dietro il Mucem.

Marsiglia si apre sempre di più al mare, stiamo raddoppiando il numero di aree marine educative per i piccoli, ma ospita i Giochi Olimpici del 2024 e quando si accolgono tutte le nazioni del mondo bisogna essere generosi, accettare per un po’ di stare più stretti. Prestare questo spazio – piccolissimo rispetto al litorale – agli atleti. La protesta mi sembra egoista, come lo è dire ai kitesurfer «Il vostro sport è pericoloso, andatelo a fare lontano da me». Non cercherò altre soluzioni che non siano dire ai kitesurfer di rispettare le regole, lo stesso ai nuotatori.

I kitesurfer esistono: c’è un’associazione di 200 persone a Marsiglia, corsi, insegnanti, imprese, negozi, un sistema economico solido gli ruota intorno. Li rispettiamo e permettiamo a loro, come ai Libres Nageurs, di utilizzare il mare».

Non sembra una risposta che piacerà molto ai Nageurs. Sylvain Ronca però non si sente Davide contro Golia. «Ci confrontiamo con strutture potenti e siamo marginali, ma nel pieno diritto. Sarebbe folle rinunciare, è questione di giustizia. I colossi hanno piedi di argilla. La Solideo (che si occupa della realizzazione delle opere) ha già avuto perquisizioni della polizia finanziaria. Qui si ruba la spiaggia pubblica alla popolazione, più li denunciamo più diventano fragili».

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