- «Avrei preferito morire nel mio paese, sotto le bombe, invece che morire tutti i giorni, pezzo dopo pezzo, in questo campo di gente ammassata», dicono le donne imprigionate nel campo umanitario, allestito nell’isola greca di Lesbo.
- «Cosa dici ogni giorno ai tuoi figli?», chiede un’operatrice a una donna, Manal che scoppia in lacrime alla domanda. Piange e contiene una voce tremante: «Non riesco più a mentire, questo non è un posto per loro».
- Entro la fine dell'anno il governo greco prevede la costruzione di un nuovo campo finanziato con 76 milioni di euro dell'Unione europea.
«Avrei preferito morire nel mio paese, sotto le bombe, invece che morire tutti i giorni, pezzo dopo pezzo, in questo campo di gente ammassata», dicono le donne imprigionate nel campo umanitario, allestito nell’isola greca di Lesbo. Il racconto è stato raccolto da Galateia Gergou, psicologa della organizzazione non governativa Intersos. Il campo prigione L'aeroporto di Mitilene ha una sola pista di volo, affaccia sul mare, e nelle ore serali, quando il sole si abbassa, si intravedono le luci



