Anche nell’omelia del cardinale Re, che presiede i funerali di Bergoglio, l’impegno del pontefice a favore delle persone in fuga dalle zone disastrate del pianeta. La piazza applaude
Applausi dalla folla, a Santa Maria Maggiore e a San Pietro, nel momento in cui il decano del collegio cardinalizio, il cardinale Giovanni Battista Re, ha ricordato l'impegno di Papa Francesco per la pace, nell'omelia delle esequie.
Le centinaia di migliaia di fedeli hanno sottolineato i passaggi più significativi del discorso, quando il cardinale ha ricordato i valori principali del pontificato di Bergoglio, dagli appelli contro la guerra al pensiero verso i migranti e i bisognosi.
Papa Francesco nel corso del suo pontificato ha realizzato innumerevoli gesti ed esortazioni «in favore dei rifugiati e dei profughi. Significativo che il primo viaggio di papa Francesco sia stato quello a Lampedusa, isola simbolo del dramma dell’emigrazione con migliaia di persone annegate in mare. Nella stessa linea è stato anche il viaggio a Lesbo, insieme con il Patriarca Ecumenico e con l’Arcivescovo di Atene» ha detto Re.
Un gruppo di migranti aspetta il termine della funzione anche a Santa Maria Maggiore, dove il feretro di Francesco sarà sepolto.
Le posizioni del papa
Papa Francesco anche nelle omelie non aveva mai dimenticato i migranti: risale al 2022 una sua presa di posizione particolarmente dura. «È scandalosa l’esclusione dei migranti! Anzi, l’esclusione dei migranti è criminale, li fa morire davanti a noi. E così, oggi abbiamo il Mediterraneo che è il cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale. Non aprire le porte a chi ha bisogno. ‘No, non li escludiamo, li mandiamo via’: ai lager, dove sono sfruttati e venduti come schiavi» aveva detto durante la messa.
Qualche anno prima, nel 2019, aveva invitato 250 rifugiati a San Pietro nel sesto anniversario del suo viaggio a Lampedusa: «Il mio pensiero - dice - va agli 'ultimi' che ogni giorno gridano al Signore, chiedendo di essere liberati dai mali che li affliggono. Sono gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto; sono gli ultimi torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; sono gli ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; sono gli ultimi lasciati in campi di un'accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea».
Nel 2016 il pontefice aveva anche celebrato messa sul confine tra Messico e Stati Uniti, nella zona fieristica di Ciudad Juárez. Prima della celebrazione, Francesco aveva anche pregato davanti alla rete metallica che separa i due paesi. «Non possiamo negare la crisi umanitaria che negli ultimi anni ha significato la migrazione di migliaia di persone, sia in treno, sia in autostrada, sia anche a piedi attraversando centinaia di chilometri per montagne, deserti, strade inospitali» aveva detto in quell’occasione. «Questa tragedia umana che la migrazione forzata rappresenta, al giorno d’oggi è un fenomeno globale. Questa crisi, che si può misurare in cifre, noi vogliamo misurarla con nomi, storie, famiglie. Sono fratelli e sorelle che partono spinti dalla povertà e dalla violenza, dal narcotraffico e dal crimine organizzato».
Per tutti gli anni del suo pontificato, Bergoglio ha riservato grande attenzione al tema dei migranti, ricordandoli fino al suo ultimo giorno, nel messaggio della Pasqua 2025: «Quanto disprezzo si nutre a volte verso i più deboli, gli emarginati, i migranti».
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