Tante parole, zero risultati: l’asse asiatico ridicolizza la politica estera di Trump

A Donald Trump non è piaciuto affatto il trionfale vertice in cui Xi Jinping, Vladimir Putin, Narendra Modi e altri leader alleati hanno fatto un importante passo per rafforzare il progetto di un ordine mondiale alternativo a quello a trazione americana. Lo hanno fatto ribadendo che le relazioni fra le potenze non sono mai state così strette e amichevoli, stringendo nuovi accordi commerciali e rappresentando nel modo più vivido che l’isolamento della Russia è un mito a cui crede solo l’occidente. Ma lo hanno fatto anche ammirando la potenza militare cinese esposta in parata a Pechino, dove nella più grande sfilata d’armi di sempre i leader hanno formalmente festeggiato la vittoria sul nemico giapponese 80 anni fa, ma in realtà hanno tagliato il nastro di una rinnovata alleanza multilaterale che rappresenta oltre metà della popolazione globale e un terzo circa del Pil. Il clima era così amichevole che un microfono acceso ha colto Xi, Putin e Kim Jong-Un impegnati in una conversazione su un tema che da sempre appassiona tutti i leader autoritari: l’immortalità. «In passato la gente raramente viveva più di 70 anni, ma oggi a 70 anni sei ancora un bambino», ha detto Xi Jinping, che ha 72 anni (uno in meno di Putin). Il leader russo ha risposto: «Con gli avanzamenti nella biotecnologia gli organi umani possono essere rimpiazzati continuamente, permettendo alle persone di vivere sempre più a lungo, fino a raggiungere l’immortalità». Xi ha concluso parlando di certe proiezioni che danno la vita umana in rapida crescita, fino a raggiungere le soglie dei 150 anni in questo secolo. Putin: «Se si sente pronto Zelensky venga a Mosca» La reazione Dalla Casa Bianca Trump, già alle prese con le più varie speculazioni sul suo stato di salute, osservava queste scene con un misto di disgusto e rabbia. Sul social Truth ha attaccato la Cina per non avere riconosciuto il ruolo degli Stati Uniti nella sconfitta del Giappone nella Seconda guerra mondiale e poi ha chiesto sarcasticamente a Xi di portare i suoi saluti agli alleati «mentre cospirate contro gli Stati Uniti». Ha anche detto di essere «molto deluso da Putin». Il Cremlino ha subito accettato la gara di trollaggio. Il consigliere di politica estera Yuri Ushakov ha detto che forse Trump parlava di cospirazione in termini ironici, perché dalle parti di Mosca e Pechino «nessuno sta cospirando, nessuno sta complottando». La realtà è che l’ira del presidente per lo stringersi delle alleanze antiamericane è giustificata, ma le scene dei giorni scorsi sono innanzitutto la prova del fallimento di tutte le iniziative di Trump, che dopo una lunga serie di promesse, minacce, ultimatum e tentativi diplomatici per placare un mondo in tempesta, non ha ottenuto nulla se non il rilancio della partnership fra avversari. Missili e leadership, Xi mostra i muscoli: «Il mondo deve scegliere tra pace e guerra» Sul conflitto in Ucraina la Casa Bianca ha chiesto all’inizio di agosto il cessate il fuoco, minacciando nuove sanzioni se non fosse accaduto, poi ha steso il tappeto rosso sotto i piedi di Putin in Alaska, e ha dato una scadenza di 50 giorni mettendo sul tavolo sanzioni secondarie per gli alleati, dazi sul petrolio al 100 per cento e così via. Non solo nulla di tutto questo si è concretizzato, ma la Russia da allora ha bombardato in modo forsennato l’Ucraina, tanto per ricordare a Trump quanto vale la sua parola, e l’incontro multilaterale con Volodymyr Zelensky e le potenze dell’Unione europea è rimasto senza seguito. Putin anche ridicolizzato l’esplicita richiesta della first lady Melania di risparmiare i bambini: nell’ultimo bombardamento a Kiev i droni russi hanno per l’ennesima volta colpito intenzionalmente una scuola materna, uccidendo almeno quattro minori. Una risposta chiara all’accorato appello. Le minacce di una guerra commerciale alla Cina sono finora state rimandate per lasciare spazio a trattative di cui non si vede la fine. Sull’Iran la Casa Bianca ha agito in modo aggressivo con i bombardamenti senza precedenti ai siti nucleari, ma poi la richiesta di ridurre a zero il programma di arricchimento dell’uranio non è stato seguito da alcuna azione concreta. Trump è più debole e perde altri pezzi: un giudice blocca la Guardia nazionale Club antioccidentale Il paese dell’asse avversario che ha colpito con più vigore è stata l’India – destinataria di dazi al 50 per cento – ma proprio la missione di Modi alla Shanghai Cooperation Organisation è stata l’occasione per dimostrare che Nuova Delhi può fare a meno della partnership commerciale con gli Usa, se gli amici del club antioccidentale stringono ancora un po’ l’amorevole abbraccio. È quello che hanno fatto, mentre Trump a Washington schiumava di rabbia, contemplando l’inefficacia della sua politica estera.