È banale scrivere che la portata dell’elezione del presidente degli Stati Uniti supera i confini del proprio paese. Ma è invece interessante fare una panoramica sulle reazioni internazionali alla conferma di Biden. A partire dall’Iran, indicato come acerrimo nemico degli Stati Uniti da Donald Trump. Difficile immaginare un netto cambio di rotta, ma intanto è quello che chiede il presidente iraniano Hassan Rohani, secondo i media locali: «La prossima amministrazione guidata da Joe Biden dovrà sfruttare l’opportunità per riparare agli errori commessi da Donald Trump. Il popolo americano si è opposto alla sua politica dannosa. L’Iran è favorevole a un rapporto costruttivo con il mondo».

Il vicepresidente dell’Iran, Eshaw Jahangiri, lo scrive su Twitter: «L’era di Donald Trump e della sua squadra avventurosa e guerrafondaia è finalmente finita. Speriamo che gli Stati Uniti ora modifichino le loro politiche distruttive».

Dopo l'elezione di Biden, in Israele alcuni manifestanti chiedono le dimissioni di Netanyahu (AP Photo / Maya Alleruzzo)

Israele e Palestina

Mentre arrivano le prime reazioni (e i silenzi altrettanto significativi) dall’Italia, anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu usa Twitter per esprimere il suo punto di vista: «Congratulazioni a Joe Biden e Kamala Harris. Joe, abbiamo avuto un lungo e caloroso rapporto personale per quasi 40 anni e ti conosco come un grande amico di Israele. Non vedo l’ora di lavorare con entrambi per rafforzare ulteriormente la speciale alleanza tra gli Stati Uniti e Israele».

Ismail Haniyeh, leader dell’ufficio politico di Hamas, chiede a Joe Biden di ritirare gli Stati Uniti dal cosiddetto “Accordo del secolo” elaborato da Donald Trump per il Medio Oriente. Proprio Trump aveva di fatto riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, trasferendoci l’ambasciata. Haniyeh chiede un passo indietro e di «rinunciare alle politiche ingiuste degli Stati Uniti nei confronti del popolo palestinesi». Come avevano scritto gli esperti dell’Ispi su Domani, l’elezione di Biden porterà sicuramente delle novità in Medio Oriente. Ma è difficile immaginare una vera rivoluzione.

Comunque, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, dice di non vedere «l’ora di lavorare con il presidente eletto e con la sua amministrazione».

I leader arabi

Anche i leader arabi si complimentano con Biden. L’emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad Al-Thani, scrive su twitter di «non vedere l’ora di lavorare insieme per continuare a rafforzare l’amicizia tra i nostri paesi». Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, in un comunicato diffuso dal suo portavoce, si augura una «collaborazione per una azione congiunta che rafforzi le relazioni tra Egitto e Stati Uniti, nell’interesse dei due Paesi e dei loro popoli».

Complimenti anche dal leader libanese, Michel Aoun, e dal re giordano Abdullah II: «Lavoraremo per far avanzare la solida e storica partnership che lega Giordania e Stati Uniti, nell’interesse dei nostri obiettivi condivisi di pace, stabilità e prosperità».

L’Arabia Saudita

Per il momento, non c’è stata invece alcuna reazione dall’Arabia Saudita. Anzi, gli esperti che analizzano i social media sauditi hanno sottolineato che l’elezione di Biden è stata praticamente ignorata. Fra le poche eccezioni, c’è chi ha scritto «l’unica cosa peggiore del Covid-19 potrebbe essere Biden-20».

In effetti, Biden ha già fatto capire una modifica nell’atteggiamento nei confronti dell’alleato saudita, con la richiesta più insistente di porre fine alla guerra con lo Yemen. Ma anche per arrivare alla verità sull’omicidio di Jamal Khashoggi.

Afghanistan

Alla vigilia delle elezioni era stata diffusa la voce di una curiosa sponsorizzazione per Trump: i talebani lo avrebbero appoggiato, con la speranza di ottenere in cambio il ritiro definitivo degli Stati Uniti dall’Afghanistan.

Intanto per Biden arriva il messaggio del presidente riconosciuto, Ashraf Ghani: «Gli afghani non vedono l’ora di continuare e approfondire la nostra partnership strategica su più livelli, anche nella lotta al terrorismo e per portare la pace in Afghanistan».

Joe Biden sugli schermi di un televisore, in un negozio di elettronica a Seoul, in Sud Corea (AP)

Le due coree

In passato Kim Jong-Un, dittatore della Corea del nord, aveva definito Biden come «un cane rabbioso», secondo le parole che erano state riportate dall’agenzia statale, la Kcna. È probabile che non ci saranno passi indietro, con il nuovo presidente che tornerà a insistere per il disarmo nucleare, prima di accettare l’ipotesi di un incontro con Kim Jong-Un.

Intanto Moon Jae In, presidente della Corea del sud, ha scritto su Twitter: «La nostra alleanza è forte e il legame tra i nostri due paesi è solido come una roccia».

Messico

Ma c’è anche qualche voce fuori dal coro. È il caso ad esempio del presidente messicano Manuel Lopez Obrador. Dice che non si congratulerà con Biden, fino a quando «tutte le questioni legali non verranno risolte». «Abbiamo un ottimo rapporto con entrambi i candidati. Ma Trump è sempre stato molto rispettoso nei nostri confronti».

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