Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha presentato il suo piano di pace per il Medio Oriente, raggiungere una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Il tycoon ha ringraziato il premier israeliano per aver accettato l’accordo – dopo un pomeriggio di intense trattative – e i leader del mondo arabo e dell’Unione europea per aver collaborato alla stesura del piano che consiste in 20 punti. 

«Tutti hanno voluto farne parte», ha detto in conferenza stampa. «Siamo molto vicini ad un accordo», ha aggiunto. Ora la palla passa ad Hamas. Se non accetta, «Israele avrà il nostro pieno sostegno per fare ciò che deve», ha minacciato il presidente Usa. Per Trump il suo piano è molto più di un semplice accordo di tregua a Gaza: è la «pace eterna in Medio Oriente». Una pace che passa anche per il riconoscimento di un futuro stato palestinese, previsto anche questo dal piano.

Ostaggi e prigionieri

In caso di tregua gli ostaggi israeliani saranno liberati tutti in un’unica tranche dopo 72 ore. In totale nelle mani di Hamas ci sarebbero ancora poco più di 50 ostaggi, di cui 32 si presume siano morti in questi mesi. In cambio, Israele rilascerà 250 ergastolani e 1700 detenuti presenti nelle sue carceri, di cui non sono ancora noti i nomi. Per ogni ostaggio israeliano il cui corpo viene riconsegnato, Israele restituirà i corpi di 15 palestinesi.

Aiuti umanitari

Gli aiuti entreranno immediatamente nella Striscia di Gaza. Tali aiuti saranno almeno pari, per quantità, a quanto stabilito nell'accordo del 19 gennaio 2025, includendo la riabilitazione delle infrastrutture (acqua, elettricità, fognature), degli ospedali e dei panifici, nonché l'ingresso delle attrezzature necessarie per rimuovere le macerie e riaprire le strade. La distribuzione e l'ingresso degli aiuti nella Striscia di Gaza avverranno senza interferenze da parte delle due parti, attraverso le Nazioni Unite e le sue agenzie, la Mezzaluna Rossa, oltre ad altre istituzioni internazionali non legate a nessuna delle parti. L'apertura del valico di Rafah in entrambe le direzioni sarà soggetta allo stesso meccanismo applicato nell'accordo del 19 gennaio 2025

Governance

Gaza sarà «governata sotto un'amministrazione transitoria costituita da un comitato palestinese tecnocratico e apolitico, responsabile della gestione quotidiana dei servizi pubblici e dei municipi per il popolo di Gaza», si legge in uno dei passaggi contenuti nel piano di Trump reso pubblico dalla Casa Bianca. «Questo comitato - continua - sarà composto da palestinesi qualificati ed esperti internazionali, con supervisione di un nuovo organismo internazionale transitorio, il “Board of Peace”, guidato e presieduto dal presidente Donald J. Trump, con altri membri e capi di Stato che saranno annunciati, incluso l'ex primo ministro Tony Blair. Questo organismo definirà il quadro operativo e gestirà i finanziamenti per la riqualificazione di Gaza fino a quando l'Autorità nazionale palestinese avrà completato il suo programma di riforme, come previsto in varie proposte, incluso il piano di pace del presidente Trump del 2020 e la proposta saudita-francese, e potrà riprendere il controllo di Gaza in modo sicuro ed efficace».

Hamas

Il piano di Trump prevede la concessione della grazia ai membri di Hamas che «si impegneranno a una coesistenza pacifica e a consegnare le proprie armi», si legge nel documento. «Ai membri di Hamas che vogliono lasciare Gaza sarà garantito un passaggio sicuro». Il gruppo non avrà alcun ruolo nella governance futura della Striscia e sarà completamente disarmato.

Ritiro delle truppe

Israele «non occuperà e non annetterà» la Striscia di Gaza. «Le forze israeliane si ritireranno man mano che la forza di stabilizzazione internazionale assumerà il controllo dell'enclave», si legge nel documento. Tutte le parti concorderanno un'agenda per il ritiro graduale delle forze israeliane, un punto su cui i leader dell’ultradestra israeliana presenti nel gabinetto di guerra si sono sempre dimostrati intransigenti.

Smilitarizzazione

Gaza diventerà una «zona libera dal terrorismo e deradicalizzata, che non rappresenta una minaccia per i suoi vicini», cita il documento. L'enclave sarà «sviluppata a beneficio della sua popolazione, che ha sofferto abbastanza».

Tutte le infrastrutture militari, terroristiche e offensive, inclusi tunnel e impianti di produzione di armi, saranno distrutte e non ricostruite. Gaza sarà sottoposta a un processo di smilitarizzazione sotto la supervisione di osservatori indipendenti, che includerà la messa fuori uso permanente delle armi tramite un processo concordato di disarmo, sostenuto da un programma internazionale di riacquisto e reintegrazione, tutto verificato dagli osservatori indipendenti. La ''Nuova Gaza'' sarà pienamente impegnata nella costruzione di un'economia prospera e nella pacifica convivenza con i vicini. 

Sarà fornita una garanzia da parte di partner regionali per assicurare che Hamas e le altre fazioni rispettino i loro obblighi e che la Nuova Gaza non rappresenti una minaccia né per i suoi vicini né per la sua popolazione.

No allo sfollamento dei civili

Le persone attualmente nella Striscia di Gaza potranno scegliere tra rimanere nell'enclave palestinese o andarsene, con la possibilità di tornare. «Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, e coloro che lo desiderano saranno liberi di farlo e di tornare. Incoraggeremo le persone a rimanere e offriremo loro l'opportunità di costruire una Gaza migliore».

La forza di stabilizzazione internazionale

Gli Stati Uniti collaboreranno con i partner arabi e internazionali per sviluppare una Forza di Stabilizzazione Internazionale (Isf) temporanea da dispiegare immediatamente a Gaza. Un organismo che di fatto esclude un ruolo delle Nazioni Unite con una missione di peacekeeping. L'Isf addestrerà e fornirà supporto alle forze di polizia palestinesi selezionate a Gaza e si consulterà con Giordania ed Egitto, che vantano una vasta esperienza in questo campo. Questa forza rappresenterà la soluzione di sicurezza interna a lungo termine. L'Isf collaborerà con Israele ed Egitto per contribuire a proteggere le aree di confine, insieme alle forze di polizia palestinesi di recente addestramento. È fondamentale impedire l'ingresso di munizioni a Gaza e facilitare il flusso rapido e sicuro di merci per ricostruire e rivitalizzare Gaza. Le parti concorderanno un meccanismo di deconflittualità.

Ricostruzione

Un piano economico di sviluppo per ricostruire e rilanciare Gaza sarà elaborato convocando un gruppo di esperti che hanno contribuito alla nascita di alcune delle moderne città modello del Medio Oriente. Molte proposte d'investimento e idee di sviluppo elaborate da gruppi internazionali saranno considerate per integrare i quadri di sicurezza e governance, al fine di attrarre e facilitare investimenti capaci di creare lavoro, opportunità e speranza per il futuro di Gaza. Sarà istituita una zona economica speciale con tariffe preferenziali e condizioni di accesso da negoziare con i paesi partecipanti.

Il dialogo interreligioso

Sarà avviato un processo di dialogo interreligioso basato sui valori della tolleranza e della pacifica convivenza per cercare di cambiare mentalità e narrazioni di palestinesi e israeliani, sottolineando i benefici che possono derivare dalla pace.

Un futuro stato palestinese

Mentre la ricostruzione di Gaza avanzerà e il programma di riforma dell'Autorità Palestinese sarà attuato fedelmente, potranno finalmente crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l'autodeterminazione e lo Stato palestinese, che rappresenta l'aspirazione del popolo palestinese.

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