Tra i feriti ci sarebbero anche cinque persone straniere. Ucciso un collaboratore di Actionaid e un dipendente di Unops. Macron sull’interruzione della tregua: «Drammatico passo indietro»
Per il secondo giorno di fila l’esercito israeliano ha lanciato una serie di raid aerei su Gaza interrompendo la tregua entrata in vigore il 19 gennaio scorso. Nella notte del 18 marzo i bombardamenti hanno causato almeno 404 morti e oltre 562 feriti. Tra questi ci sono centinaia di donne, bambini e anziani.
Oggi 19 marzo l’esercito ha colpito l’area di Rafah e Khan Younis. Il bilancio, secondo quanto riporta al Jazeera, è per ora di 27 morti. In uno degli attacchi sarebbe stata colpita anche una residenza dell’Onu, ma l’esercito israeliano ha smentito la notizia etichettandola come una fake news. Tra le vittime dei raid, però, c’è anche un dipendente dell’Ufficio delle Nazioni unite per i servizi ai progetti allo sviluppo (Unpos) mentre altre cinque persone straniere sono rimaste feriti.
Su X la direttrice esecutiva dell’Unrwa Spagna, Raquel Martì, mostrano due uomini feriti su barelle che indossano giubbotti delle Nazioni unite con la scritta "Onu” e “Unwas”, un servizio delle Nazioni unite per lo sminamento. Dall'inizio del cessate il fuoco a Gaza, l’Unops si è impegnata a fornire assistenza alle operazioni umanitarie e delle Nazioni Unite, tra cui ospedali, panetterie, rifugi e servizi di emergenza immediata.
«Un collaboratore di ActionAid è stato ucciso dalle forze israeliane insieme a molti membri della sua famiglia, tra cui sua moglie incinta, mentre altri sono ancora intrappolati sotto le macerie». Lo scrive Action Aid in una nota. Il collaboratore della Ong, Mohammad Ahmad Abu Marshood, era un ingegnere e coordinatore dei progetti presso Al Awda Hospital.
«Le forze di occupazione israeliane sono tornate a bombardare Gaza. Abbiamo anche perso uno dei nostri membri del team, l'ingegnere Mohammad Marshood, che lavorava nel coordinamento e nella gestione dei progetti. Siamo profondamente addolorati per questa perdita, ma qui all'ospedale Al-Awda continuiamo a fornire i nostri servizi alla popolazione. Non sappiamo davvero cosa accadrà in futuro, nei prossimi giorni. Speriamo che tutto questo finisca presto», ha detto Mohammed Salha, direttore ad interim dell'ospedale Al-Awda.
Secondo gli ultimi dati del ministero della Salute di Hamas il bilancio dei morti dal 7 ottobre 2023 è salito a 49.547.
Le nuove evacuazioni
Il portavoce dell'esercito israeliano ha diffuso un nuovo messaggio di evacuazione ai residenti della Striscia di Gaza a Beit Hanoun, Khirbet Haza'a e Abbasan. «L'Idf ha iniziato un forte attacco contro le organizzazioni terroristiche», ha affermato il portavoce, «queste aree sono pericolose zone di combattimento. Per la vostra sicurezza, dovete evacuare immediatamente nei rifugi nella parte occidentale di Gaza City e nella città di Khan Younis».
Le manifestazioni
Migliaia di israeliani sono scesi in piazza a Gerusalemme per manifestare contro la ripresa dei bombardamenti a Gaza, dove si trovano ancora 59 ostaggi, e contro il licenziamento di Ronen Bar, capo dello Shin Bet. I manifestanti sono arrivati dopo una marcia di quasi un'ora e mezza organizzata dal movimento pro-democrazia Black Flags, iniziata con blocchi sull'autostrada 1, che collega la città a Tel Aviv, fino allo svincolo di Sarakhov.
Reazioni
Non si fermano gli appelli dei leader internazionali per il cessate il fuoco. Ma al momento le pressioni su Israele sembrano non avere efficacia. Le immagini dei bambini colpiti e i numeri delle vittime a Gaza sono «scioccanti», ha detto il premier britannico Keir Starmer all'inizio del Question Time alla Camera dei Comuni sottolineando di essere «profondamente preoccupato» per la ripresa dei raid da parte di Israele. «La ripresa degli attacchi israeliani, nonostante gli sforzi dei mediatori, rappresenta un drammatico passo indietro» rispetto alla tregua ha detto invece il presidente francese Emmanuel Macron.
«Vogliamo che riprendano quanto prima le trattative per arrivare alla seconda fase del cessate il fuoco, con il rilascio degli ostaggi israeliani e la possibilità per il popolo palestinese di ricevere tutti i beni necessari», ha detto invece il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
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