«Ho sognato una Russia forte, indipendente e sovrana. E spero che i risultati delle elezioni ci permettano di raggiungere tutti questi obiettivi insieme al popolo russo», ha detto il presidente russo Vladimir Putin dal quartier generale della sua campagna elettorale. Al termine dello scrutinio, i dati ufficiali dicono che Putin ha vinto con l’87.3 per cento delle preferenze.  Nel suo discorso ha anche attaccato l’Occidente, che ha accusato più volte il leader russo di aver commesso brogli elettorali.

«Cosa vi aspettavate da loro, una standing ovation? Stanno combattendo contro di noi, combattendo militarmente», ha detto Putin dal comitato elettorale.

Per il presidente russo, ora è necessario portare a termine «tutti gli obiettivi principali per lo sviluppo del paese» che «sono stati delineati di recente nel discorso all'Assemblea federale». Il primo obiettivo è quello di portare a termine l’operazione militare in Ucraina, ha detto ringraziando i soldati impegnati al fronte.

Su Navalny

Poi per la prima volta dal 16 febbraio scorso, giorno in cui l’oppositore politico Aleksej Navalny è stato trovato morto all’interno della colonia penale dove era detenuto, Vladimir Putin ha voluto affrontare la questione. Ha respinto le accuse di averlo ucciso e ha sostenuto che qualche giorno prima della sua morte gli era anche stata presentata la possibilità di liberarlo attraverso uno scambio di prigionieri con alcuni cittadini russi detenuti in occidente. «Che mi crediate o no, l’uomo che mi ha parlato non aveva finito la frase e io ho detto: sono d'accordo. Ma sfortunatamente è successo quel che è successo», ha detto Putin.

Sulle elezioni negli Stati Uniti e lo scontro con la Nato

Putin, come già fatto più volte in passato, non ha escluso un conflitto su larga scalata tra la Russia e la Nato. «Penso che nel mondo moderno tutto sia possibile. Ma dico - e questo è ovvio per tutti - che, in questo caso, ci troveremo a un passo da una terza guerra mondiale su larga scala. Credo che quasi nessuno sia interessato ad averla», ha aggiunto. Al momento il presidente russo ha ricevuto i complimenti da Cina, Nicaragua, Venezuela, Tagikistan, Bolivia e Corea del Nord.

«Non abbiamo preferenze riguardo a nessun candidato alle presidenziali negli Stati Uniti. Lavoreremo con coloro che otterranno la fiducia degli elettori statunitensi», ha concluso il presidente russo, per il quale la pratica statunitense del voto per corrispondenza crea l'opportunità di truccare i voti.

Le reazioni

I primi a congratularsi con il presidente russo Vladimir Putin per la vittoria delle elezioni è stato il portavoce del ministro degli Esteri cinese Lin Jian. «Cina e Russia sono i rispettivi vicini più grandi e sono partner strategici e cooperativi nella nuova era», ha detto Lian nel suo messaggio di congratulazioni. Oltre che da Pechino, messaggi simili sono arrivati da Teheran dove El Raisi ha accolto con favore «la solida vittoria e la rielezione» di Putin. Anche l’emiro del Qatar ha inviato un telegramma di auguri al leader russo che si appresta a governare fino al 2030. Per il premier indiano Narendra Modi, anche lui a breve dovrà superare le urne, è l’occasione per continuare a «rafforzare» il partenariato strategico tra i due paesi.

Attestati di stima sono partiti verso Mosca anche da Nicaragua, Venezuela, Cuba e Tagikistan. Non poteva mancare neanche il presidente siriano Bashar al Assad il cui potere politico è strettamente legato a quello di Putin.

I non riconoscimenti

Ufficialmente lo scrutinio elettorale ha visto vincere Putin con l’87.28 per cento dei voti, ma per decine di leader in tutto il mondo sono stato delle elezioni farsa, soprattutto quelle avvenute nei territori occupati in Ucraina. Per il Cremlino si tratta di accuse «assurde». Secondo gli Stati Uniti «le elezioni in Russia non sono state né libere né giuste», ha detto il vice portavoce del dipartimento di Stato americano Vedant Patel. «Non è stato un processo democratico, non ci saranno telefonate di congratulazioni da parte nostra», ha aggiunto.

Discorso simile anche quello dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell. Per l’Unione europea le elezioni presidenziali non sono state né «libere» né «eque», ma caratterizzate da «repressione e intimidazioni», in un contesto «altamente restrittivo», e per di più senza gli osservatori internazionali dell’Osce in loco.

I vertici di Berlino e Regno Unito sono più diretti. Hanno deciso di non riconoscere il risultato delle elezioni. «Queste elezioni russe sottolineano chiaramente la profondità della repressione sotto il regime del presidente Putin, che cerca di mettere a tacere qualsiasi opposizione alla sua guerra illegale», ha dichiarato David Cameron.

Salvini: quando un popolo vota ha sempre ragione

Diverso il discorso italiano. Hanno provocato polemiche le parole del vicepremier Matteo Salvini, da sempre considerato vicino a Putin. «Quando un popolo vota ha sempre ragione. Le elezioni fanno sempre bene, sia quando uno le vince sia quando le perde: quando le perdo cerco di capire dove ho sbagliato e cerco di fare meglio la prossima volta. Ci sono state delle elezioni, prendiamo atto del voto dei cittadini russi, sperando che il 2024 sia l'anno della pace», ha detto il leader della Lega. C’è chi tra le opposizioni ha anche chiesto le sue dimissioni. Per il momento sul tema è intervenuto Antonio Tajani. «Le elezioni sono state caratterizzate da pressioni forti e violente. Navalny è stato escluso dalle elezioni di fatto con un omicidio e non c'erano candidati e avversari di Putin», ha detto Tajani. «Abbiamo visto le immagini dei soldati russi entrare dentro i seggi per vedere come votava la gente. Non mi sembra che siano elezioni che rispettano i criteri che rispettiamo noi».

Il presidente russo ringrazia anche le truppe in Ucraina

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