In risposta all’emergere della potenza cinese, i paesi dell’Indo-Pacifico hanno dato vita a una serie di iniziative bilaterali, trilaterali e mini-laterali volte a bilanciare la pesante influenza di Pechino.

Nell’ultimo anno, due meccanismi sono emersi al centro di questo network di partnership e accordi: il Quad, ovvero il Dialogo di sicurezza quadrilaterale tra Australia, Giappone, India e Stati Uniti, e l’Aukus, la partnership trilaterale tra Canberra, Londra e Washington.

Pur non trattandosi di due alleanze formali, entrambi questi strumenti si configurano come importanti iniziative volte a sostenere la sicurezza e lo status quo degli equilibri regionali, attraverso forme di collaborazione tecnologica e intersettoriale.

L’agenda del Quad

Il Quad nasce nel 2007 come forum di dialogo informale per affrontare le sfide alla sicurezza regionale, in particolare quelle poste dall’espansionismo marittimo cinese. Nonostante l’iniziativa fu inizialmente abbandonata in quanto percepita come uno strumento contenitivo, e quindi provocatorio, nei confronti di Pechino, tra il 2008 e il 2017, anno del suo rilancio, l’architettura che ne favorì la rivitalizzazione continuò a essere sviluppata attraverso una serie di dialoghi e partnership trilaterali. Ad esempio, nel 2011 Giappone, India e Stati Uniti avviarono un Dialogo strategico trilaterale simile a quello già istituito nel 2005 tra Canberra, Tokyo, e Washington. Pochi anni più tardi, nel 2015, Australia, Giappone e India istituirono un proprio forum di dialogo.

Contemporaneamente, si è assistito a un approfondimento dei legami bilaterali tra questi attori. La collaborazione strategica tra Giappone e Australia venne ad esempio elevata a livello di Special strategic partnership nel 2014. L’anno seguente, Tokyo firmò un accordo per il trasferimento di equipaggiamenti e tecnologie di difesa sia con Canberra che con Nuova Delhi.

L’esistenza di questo intreccio di legami strategici ha certamente facilitato il rilancio dell’iniziativa, che ha progressivamente assunto una conformazione collaborativa più strutturata. Pur rimanendo un partenariato informale, questo forum di dialogo prevede ora incontri regolari a cui partecipano i rispettivi ministri e capi di stato. Il prossimo Summit si terrà, ad esempio, a Tokyo il 24 maggio.

Durante il vertice del marzo 2021, sono stati, inoltre, istituiti quattro gruppi di lavoro incaricati di coordinare la cooperazione in vari ambiti: dalla fornitura di vaccini anti Covid-19 ai cambiamenti climatici, fino a innovazione tecnologica, stabilità e resilienza delle catene del valore, specialmente quelle dei semiconduttori. A questi gruppi, si sono aggiunte nuove importanti iniziative, tra cui progetti di collaborazione infrastrutturale, la cooperazione nel dominio cyber, e la promozione di norme specifiche che regolino lo sviluppo, il design, la governance e l’utilizzo di tecnologie critiche emergenti.

Attraverso queste iniziative, il Quad ha, quindi, progressivamente esteso le proprie aree di competenza a questioni di sicurezza non-tradizionale. Questa diversificazione dell’agenda è stata favorita da una serie di iniziative parallele preesistenti avanzate dai quattro paesi membri sia singolarmente che attraverso i propri legami strategici bilaterali e trilaterali.

Ne è un chiaro esempio la Quad infrastructure partnership, che va a estendere l’iniziativa trilaterale Blue dot network a cui partecipano Australia, Giappone e Stati Uniti, un progetto che, a sua volta, riprende i Princìpi per il finanziamento di infrastrutture di qualità, annunciati da Tokyo durante il vertice G7 di Ise Shima del 2016 e riconfermati in occasione del G20 di Osaka del 2020. Anche la collaborazione quadrilaterale nel campo delle catene del valore trova le basi nella Supply chain resilience initiative, lanciata da Canberra, Nuova Delhi e Tokyo nel 2020 con lo scopo di ridurre la dipendenza dal mercato di produzione e distribuzione cinese.

Sicuramente, la Cina continua a rappresentare un fattore chiave dietro al dinamismo del Quad. L’espansione dell’agenda del gruppo dimostra come questo meccanismo ambisca a rafforzare la resilienza dell’Indo-Pacifico di fronte alle crescenti pressioni cinesi in molteplici domini. A tal riguardo, la collaborazione multisettoriale tra i quattro membri del Quad vuole facilitare le sinergie esistenti tra le diverse iniziative e politiche promosse da ciascun paese. Si tratta quindi di uno strumento attraverso cui i partecipanti intendono bilanciare l’influenza cinese across domains, in quanto questa è percepita come un fattore destabilizzante per la stabilità e prosperità regionale.

Il ruolo dell’Aukus

Un simile ruolo è svolto anche dall’Aukus, il partenariato di sicurezza trilaterale con cui Canberra, Londra e Washington hanno approfondito la collaborazione in campo diplomatico, di sicurezza e difesa. Proprio come il Quad, l’Aukus non rappresenta un meccanismo di sicurezza formale, in quanto è privo di garanzie di difesa collettiva. Si tratta invece di un ulteriore partnership mini-laterale che va a sovrapporsi a iniziative già esistenti. I tre membri sono, infatti, legati da alleanze di sicurezza proprie, e fanno parte di un accordo di intelligence sharing noto come Five eyes a cui partecipano anche Canada e Nuova Zelanda.

L’obiettivo primario dell’Aukus non è quindi sostituire tali strumenti. Al contrario, questo partenariato trilaterale vuole approfondire ulteriormente la cooperazione tra i tre membri in settori critici, in particolare attraverso la condivisione di intelligence, e la condivisione e sviluppo congiunto di tecnologie d’avanguardia e intelligenza artificiale.

Il primo progetto annunciato nel contesto di questa partnership riguarda il trasferimento alla royal navy australiana di tecnologie per la realizzazione di sottomarini a propulsione nucleare, un passo che ha come obiettivo quello di estendere le capacità di deterrenza dell’Australia nell’Indo-Pacifico. Recentemente, si è inoltre parlato di collaborazione per lo sviluppo di missili ipersonici, sistemi di intercettazione, e capacità di guerra elettronica, un chiaro segnale lanciato a Pechino che sta sviluppando queste stesse tecnologie.

Alla luce delle sue caratteristiche, uno degli obiettivi principali di questo meccanismo sembra quindi essere quello di sostenere il tradizionale technological edge delle potenze occidentali, il cui margine si è progressivamente eroso nel corso dell’ultimo decennio in favore della Repubblica popolare cinese. Di base, l’Aukus promuove infatti l’integrazione e l’interoperabilità tecnologica dei tre partner. Sebbene al momento tale partnership non preveda la partecipazione di altri attori regionali, quali Giappone e India, non si può escludere uno scenario futuro in cui i membri Aukus e questi attori ricorrano a forme di coordinamento ad hoc, visti gli stretti legami già esistenti.

Approccio strategico innovativo

Quad e Aukus sono due strumenti centrali che consentono alle potenze regionali di perseguire un approccio strategico innovativo e dal raggio d’azione più ampio e flessibile. Dietro a questi due meccanismi mini-laterali non vi è infatti il classico modello di contenimento destinato a esercitare pressioni su Pechino attraverso un sistema strutturato di alleanze militari che convergano in una singola organizzazione in stile Nato.

Al contrario, questi strumenti sono alla base di un modello di bilanciamento intersettoriale, e in particolare tecnologico, che mira per lo più a garantire la resilienza degli attori regionali vis a vis le capacità coercitive di Pechino, senza però necessariamente isolare o impedire lo sviluppo economico del gigante asiatico.

Nel 2014, l’influente Center for strategic and international studies (Csis) di Washington proponeva un bilanciamento di Pechino privo della componente contenitiva. Un simile approccio ambirebbe a irrobustire le capacità e la resilienza dei principali attori regionali limitando la facoltà di Pechino di abusare della propria influenza politica, economica e militare. Per i paesi dell’Indo-Pacifico, Quad e Aukus rappresentano due meccanismi cooperativi importanti per muoversi in questa direzione.

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