Dopo la chiusura dei referendum nelle regioni ucraine di Kherson, Zaporizhzhia, Lugansk e Donetsk, che secondo i separatisti filorussi hanno decretato la volontà della popolazione di entrare a far parte del territorio della Federazione russa, arrivano – dagli Stati Uniti all’Europa – le condanne da parte dei leader internazionali. In mattinata si è espresso anche l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrel. «Si tratta di una nuova violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina in un contesto di violazioni sistematiche dei diritti umani», ha scritto su Twitter.

La Duma russa si riunirà in seduta plenaria il prossimo lunedì per discutere del referendum, per il momento nessuno stato ha riconosciuto la sua legittimità politica, neanche la Cina, che senza mezzi termini ha attaccato la Russia. «Sulla questione dell’Ucraina la posizione è stata sempre chiara: abbiamo sempre sostenuto che l’integrità sovrana e territoriale di tutti i paesi dovrebbe essere rispettata», così come «gli scopi e i principi della Carta dell’Onu». Sono le parole del portavoce del ministro degli Esteri cinese Wang Wenbin il quale aggiunge che «le legittime preoccupazioni sulla sicurezza di tutti i paesi dovrebbero essere prese sul serio e dovrebbero essere sostenuti gli sforzi per una soluzione pacifica della crisi».

La Cina vive una situazione politica interna precaria e critica per il governo di Pechino, per via delle istanze del movimento indipendentista tibetano e di quello degli uiguiri presenti nel Xingiang senza contare la questione calda di Taiwan. Riconoscere un referendum che permette l’indipendenza e l’annessione alla Russia delle autoproclamate repubbliche popolari e dei nuovi territori di Kherson e Zaporizhzhia controllati dall’esercito di Mosca, rischia di creare un precedente pericoloso per Xi Jinping.

La risposta di Zelensky e della Nato

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che Kiev «difenderà» i cittadini nelle regioni controllate dai russi. In un messaggio Telegram ha scritto: «Agiremo per proteggere il nostro popolo, sia nella regione di Kherson, che in quella di Zaporizhzhia, nel Donbass, nelle aree attualmente occupate della regione di Kharkiv e in Crimea». Da Washington il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha definito i referendum come un «piano diabolico» di Mosca, mentre la Nato ha bollato i referendum come una «farsa» e una chiara «violazione del diritto internazionale».

Alla prossima riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, dove la Russia detiene un seggio permanente e il diritto di veto, gli Stati Uniti proporranno una risoluzione per invitare i paesi membri a non riconoscere alcun cambiamento in Ucraina e per obbligare Mosca a ritirare le proprie truppe.

Nel frattempo, l’ambasciata americana in Russia ha chiesto a tutti i cittadini di lasciare subito il paese. Così come Polonia e Bulgaria. Da Mosca il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov ha detto che «la parte americana sta entrando sempre più in questo conflitto de facto, si sta avvicinando sempre più a diventare una parte di questo conflitto, il che è estremamente pericoloso». Nel momento in cui le quattro regioni ucraine saranno riconosciute parte del territorio russo c’è il rischio di un escalation militare. Il Cremlino considererà la guerra come un conflitto che si combatte all’interno della Federazione giustificando eventuali attacchi più duri.

I separatisti

Membri del comitato elettorale a Donetsk (AP Photo)

«Ora ci stiamo muovendo verso una nuova fase della guerra come parte della Federazione russa», ha detto il leader separatista dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, dopo aver ricevuto il protocollo di voto finale al referendum prima di partire per Mosca. Secondo le autorità filorusse il referendum è stato approvato in tutte e quattro le regioni con una percentuale di voto che varia dal 89 per cento al 93 per cento. Risultati che secondo il think tank Istitute of the study of war è inverosimile.

Pushilin insieme a Leonid Pasechnik, il capo dell’autoproclamata repubblica di Lugansk sono in viaggio verso Mosca per completare le procedure di annessione alla Russia. L’annuncio potrebbe già avvenire con il prossimo discorso del presidente Vladimir Putin previsto per il 30 settembre.

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