Quattro anni sono tanti, ancor di più se passati da ministro della Difesa del Regno Unito tra il 2019 e il 2023. Ben Wallace ha ufficialmente rassegnato le sue dimissioni da segretario di Stato per la Difesa. Al suo posto, Grant Shapps, già ministro per la Sicurezza energetica ed ex presidente del partito conservatore dal 2012 al 2015.

Il passo indietro di Wallace era stato annunciato settimane fa, come la sua volontà di non ricandidarsi alle prossime elezioni che si terranno al più tardi nel gennaio 2025. Una scelta dettata dal desiderio di uscire dal parlamento e di non avere più incarichi ministeriali, che lo hanno visto dal 2015 impegnato prima come segretario per l’Irlanda del Nord, poi alla Sicurezza nel 2016 e infine alla Difesa.

Gli attacchi terroristici del 2017, il caso Skripal, il ritiro dall’Afghanistan, il caos in Sudan e ovviamente la guerra in Ucraina. Nella sua lettera di dimissioni, Wallace ha ricordato i difficili eventi che ha dovuto affrontare da ministro, così come i risultati ottenuti: ultimi, il Global combat air programme (Gcap), il progetto del caccia di sesta generazione con Giappone e Italia, e l’alleanza Aukus con Stati Uniti e Australia.

«Il ministero che lascio è ora più moderno, meglio finanziato e più sicuro rispetto a quando sono entrato nel 2019», ha specificato l’ormai ex ministro nel testo inviato al premier Rishi Sunak. Wallace, inoltre, ha avvertito della necessità di continuare a investire sulla Difesa perché «nel prossimo decennio il mondo sarà più insicuro e instabile». Per questo, fino all’ultimo, ha spinto per aumentare la quota del Pil destinata alle spese militari, in timido rialzo dal 2020 dopo un calo durato un decennio.

Gli sforzi di Wallace hanno contribuito a migliorare le forze armate di Sua maestà, che - nonostante le apparenze e la nomea - non se la passano bene. A inizio anno, infatti, un generale statunitense aveva avvertito proprio Wallace del fatto che l’esercito del Regno Unito non poteva essere più considerato tra i migliori al mondo.

La risposta di Sunak

Nella lettera di risposta alle dimissioni, Rishi Sunak ha sottolineato in particolare l’impegno di Wallace a sostegno di Kiev prima e dopo l’invasione russa del febbraio 2022, ringraziandolo per il lavoro svolto e ribadendo l’obiettivo del Regno Unito di arrivare alla soglia del 2,5 per cento del Pil in spese militari (che oggi balla tra il 2,1 e il 2,2 circa).

Le dimissioni di Wallace e la nomina di Shapps rappresentano un mini rimpasto che Sunak aveva già in mente di fare per cercare di dare una scossa al suo esecutivo, con la speranza di avere qualche riscontro nei sondaggi. Al posto di Shapps, è stata nominata la 38enne Claire Coutinho, finora ministra dell’Infanzia. Tuttavia, molti degli stessi conservatori si aspettavano maggiori cambiamenti nel governo, un’ipotesi ancora possibile nel prossimo futuro. Se porteranno reali benefici per i Tories in termini di consenso sarà comunque un miracolo, per un esecutivo (e un partito) che sembra sempre «una nave che affonda», come lo ha definito la procuratrice generale ombra Emily Thornberry.

Il nuovo ministro Shapps

Ora a guidare Whitehall sarà il 55enne Grant Shapps. Un nome inizialmente escluso dai papabili candidati a sostituire Wallace, ma che negli ultimi giorni ha scalato posizioni. Qualcosa si era intuito quando tra il 23 e il 24 agosto - ancora da ministro per la Sicurezza energetica - è andato (o è stato spedito) in visita in Ucraina, a preparare il terreno per quello che sarà il dossier più caldo. E Shapps ha già promesso di tenere la barra dritta nel supporto a Kiev.

Uomo di esperienza del partito conservatore, già ministro anche se non in ruoli di primo piano (a parte la fulminea esperienza di una settimana agli Interni con Liz Truss), la nomina di Shapps ha però incontrato dello scetticismo in ambienti dell’esercito, vista la sua poca esperienza militare, al contrario di Wallace.

Raccogliere la sua eredità non sarà facile: sia a livello tecnico, visto che l’ex ministro era capitano delle Guardie Scozzesi e il suo lavoro è stato particolarmente apprezzato, sia a livello politico, considerando che tra i Tories Wallace era uno dei nomi più influenti, tanto da far ipotizzare una sua premiership prima della salita di Sunak.

Il primo a riconoscerlo è proprio l’attuale premier. A conclusione della sua lettera, ha riconosciuto come Wallace abbia ancora molto da offrire alla vita pubblica a livello nazionale e internazionale. A luglio la candidatura a segretario generale della Nato post Stoltenberg, supportata da Londra, non è andata a buon fine. Ma la partita per il prossimo anno è aperta e Wallace, per sua stessa ammissione, ora ha il tempo «per esplorare nuove opportunità».

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