Sarà difficile spiegare che non si è trattato di un “viaggio di piacere”. Ma Matteo Renzi ci ha insegnato che nulla è impossibile. E se Mohammed bin Salman, nonostante ciò che dicono i documenti della Cia e dell’Onu, può essere difeso dall’accusa di essere stato il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi («lo dite voi» ha detto l’ex premier rispondendo alle domande dei giornalisti), allora chissà cosa si può dire di un gran premio di Formula 1.

Perché oggi il globetrotter della politica italiana – giusto questa settimana è rientrato da un viaggio in Senegal – è tornato in medio oriente, in Bahrein, dove è stato ritratto nel paddock della prima gara del campionato mondiale 2021 di Formula 1. In realtà a ufficializzare la presenza dell’ex premier, dopo che le telecamere di Sky lo avevano inquadrato, è stato il presidente della Fia, Jean Todt, che ha postato sul proprio profilo Twitter due foto: una con il leader di Italia viva

e una con Renzi e il principe ereditario e primo ministro del Bahrein, Salman ben Hamad Al Khalifa.

Jean Todt è anche uno dei partner della Richard Attias Associates, la società che è a monte della Future Investment Iniative in Arabia Saudita, cioè il veicolo societario che paga 80.000 euro all’anno Renzi per le iniziative a Riad, a beneficio dell’immagine di bin Salman.

Il viaggio in Bahrein conferma che, nonostante le polemiche, Renzi non ha affatto rotto i rapporti con la Richard Attias Associates, anzi, continua a sfruttarne il network di potere e rapporti.

Ovviamente, come già accaduto con la trasferta a Dubai svelata dalla Stampa a inizio marzo, non si sa nulla sui motivi del viaggio. Una nota dell’ufficio stampa dell’ex premier ci dice che «Matteo Renzi è abituato alle polemiche contro di lui ma che ha come sempre rispettato tutte le norme e martedì sarà in aula a fare il suo lavoro per intervenire sul Family Act. Inutile dire che i viaggi di Renzi riguardano Renzi e non costano un centesimo al contribuente».

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