Nella regione di Luhansk la vigilia del 9 maggio è iniziata con la notizia di un bombardamento russo contro una scuola nel villaggio di Bilohorivka.

Sono almeno due le vittime documentate, si teme che possano essere molto di più dato che sono sessanta le persone ancora rimaste sotto le macerie. La scuola, come tante altre nel paese, veniva usata come rifugio antiaereo e si stima ci fossero dentro circa 90 persone.

Sempre nella regione di Luhansk le autorità locali hanno detto che le forze ucraine si sono ritirate dalla città di Popasna, al centro di intensi combattimenti con i russi che hanno anche colpito strutture idriche lasciando senza acqua corrente almeno un milione di persone.

Ma le sirene hanno suonato in quasi tutta l’Ucraina. I missili russi cadono incessantemente da venerdì anche nelle città di Odessa e Mykolaiv, due grandi centri urbani nella costa sud del paese che il governo di Kiev non può permettersi di perdere se non vuole vedersi bloccato interamente l’accesso al mar Nero.

Azovstal

In totale secondo le autorità ucraine sono oltre trecento i civili portati in salvo dall’acciaieria Azovstal di Mariupol. Sul posto rimangono ancora i marines ucraini e i membri del battaglione ultra nazionalista Azov che difendono la postazione. Per loro, e per i medici presenti nell’acciaieria, il presidente Zelensky sta cercando di trovare un accordo di evacuazione grazie anche la mediazione di leader e stati influenti.

Nella giornata di ieri il comandante del battaglione Azov, Denis Prokopenko, e il vice comandante, Svyatoslav Kalina Palamar, hanno tenuto una conferenza stampa online. Hanno detto che arrendersi significherebbe firmare una condanna a morte. «Ora i nostri politici stanno provando a negoziare con quegli animali. Ma non ricordano cosa hanno fatto? Non possiamo parlare con questa gente. Il nostro obiettivo è eliminare la minaccia», ha detto Palamar. Non resta che combattere fino alla fine e provare a far evacuare i 500 soldati feriti, hanno detto in video. «Molti funzionari del governo hanno sabotato la difesa dell’Ucraina per otto anni», ha detto il comandante Prokopenko da Mariupol. «Sapevamo che una grande guerra con la Russia stava arrivando, e ci stavamo preparando». A meno di cento chilometri dall’acciaieria i separatisti filorussi e le forze di Mosca hanno invece incontrato il vicepremier russo Marat Khusnullin che si è recato nella città di Volnovaka «per valutare le opere di ricostruzione» dopo il conflitto.

La vigilia del 9 maggio

C’è trepida attesa a Mosca per le celebrazioni di oggi, giorno del 77esimo anniversario della Grande guerra patriottica con cui la Russia festeggia la vittoria sulla Germania nazista. Stendardi e bandiere russe erano in allestimento già da ieri pomeriggio secondo i racconti dei giornalisti da diverse città del paese. Quest’anno la parata militare, che dura circa un’ora, è carica di significati e simboli per Vladimir Putin. Il presidente russo ha inviato un telegramma ai leader delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, dove i separatisti hanno invece annullato le celebrazioni per il 9 maggio. Troppo rischioso. «I nostri militari, proprio come i loro antenati, stanno combattendo insieme per liberare il loro suolo dalla feccia nazista», ha scritto Putin nel messaggio per ringraziarli.

«Oggi, il dovere comune è prevenire la rinascita del nazismo, che ha portato tante sofferenze a persone di diversi paesi: è necessario preservare e trasmettere ai posteri la verità sugli eventi degli anni della guerra, i valori spirituali comuni e le tradizioni di amicizia fraterna», è il messaggio di Putin diffuso tramite l’ufficio stampa del Cremlino. Ancora una volta si gioca sulla storia, sulla propaganda e sulla disinformazione. In un video Zelensky ha risposto che «in Ucraina è stata organizzata una sanguinosa ricostruzione del nazismo. Una ripetizione fanatica di questo regime: delle sue idee, azioni, parole e simboli».

L’incontro tra first ladies

Si sono incontrate in una scuola adibita all’accoglienza degli sfollati interni nel villaggio di Uzhhorod, in Ucraina, la first lady americana Jill Biden e quella ucraina, Olena Zelenska. La città, che conta circa 100mila abitanti, si trova a pochi chilometri dal confine con la Slovacchia, dove la moglie del presidente americano è andata in visita per affrontare la crisi umanitaria.

Jill Biden è in tour in Europa per supportare gli stati più in difficoltà nella gestione del flusso dei rifugiati ucraini. «Capiamo cosa significa per la first lady Usa venire qui durante una guerra quando ogni giorno sono in corso azioni militari, dove le sirene suonano ogni giorno, anche oggi», ha detto Zelenska

«Tutti noi sentiamo il vostro sostegno e la leadership del presidente Usa... il vostro amore e sostegno durante questo giorno così importante e simbolico per noi», ha detto Zelenska.

L’incontro a sorpresa

Il premier canadese Justin Trudeau è andato in visita nella città di Irpin, a pochi chilometri a nord di Kiev. Nelle prime settimane della guerra la città è stata uno dei centri dove si sono concentrati di più gli attacchi delle forze russe, per via della sua vicinanza alla capitale. Oggi, dopo la liberazione, la città è quasi interamente distrutta dalla guerra.

La visita a Irpin è immortalata nelle foto diffuse dal sindaco locale, Oleksandr Markushyn il quale ha detto che Trudeau si trovava lì «per vedere con i propri occhi tutto l'orrore che gli occupanti russi hanno causato alla nostra città». Dall’inizio della guerra il Canada ha inviato attrezzature militari verso Kiev per un valore pari a 118 milioni di dollari. Una spesa piccola in confronto a quella stanziata dal Regno Unito. Da Londra il ministro delle Finanze britannico Rishi Sunak, ha annunciato di voler mettere a disposizione dell’Ucraina un altro miliardo e mezzo di euro per fornire assistenza militare, economica e umanitaria.

 

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