Mentre i grandi studios di Hollywood sono bloccati dallo sciopero congiunto di attori e scrittori, il sindacato attoriale Sag-aftra ha permesso ai suoi iscritti di partecipare a 39 produzioni cinematografiche indipendenti.

Durante lo sciopero è vietato per i protestatari iniziare o continuare le riprese di film e show televisivi e di promuovere i prodotti finiti, ma solo dei grandi studios accusati di lucrare sulle incertezze connaturare al lavoro attoriale. Queste case di produzione sono tutte riunite dietro la sigla Amptp (Alliance of Motion Picture and Television Producers), ossia la controparte dei falliti tavoli negoziali di mercoledì 12 luglio. 

Ma i produttori emergenti e indipendenti non ne fanno parte e per questo gli attori possono ricevere un’esenzione dal divieto di recitazione da parte della loro gilda. Come riportato da Deadline –  sito online dedicato alle notizie sull’industria dell’intrattenimento statunitense – spesso per ottenere questi permessi le produzioni indipendenti devono anche allinearsi alle richieste del sindacato – non accettate, per il momento, dagli studios – tra cui un aumento dell’11 percento del salario minimo rispetto a quello concordato nel contratto triennale nel 2020.

Alcuni commentatori credono che concedere le esenzioni a queste condizioni potrebbe essere una buona mossa, perché indebolirebbe la posizione dell’Amptp. Ecco perché tra gli attori del sindacato è circolato più volte l’invito a dedicarsi per adesso solo a progetti autonomi.

Tuttavia, la situazione non è priva di contraddizioni, come nel caso di The Choosen, la serie su Gesù che è stata la prima produzione a ricevere un’esenzione. The Choosen non è prodotta da uno studio iscritto all’Amptp, ma ha recentemente siglato un accordo per la distribuzione con Lionsgate e le precedenti stagioni sono state vendute a Cw, Netflix, Amazon e Peacock. 

Bernie Sanders supporta gli attori

Martedì sera il senatore Bernie Sanders ha tenuto un evento online con la leader del sindacato Sag-aftra, Fran Drescher, in cui esprimeva tutto il suo appoggio alla lotta degli attori.

L’evento si è aperto con una clip dell’intervista che l’amministratore delegato di Walt Disney & Company, Bob Iger, ha rilasciato alla Cnbc la scorsa settimana in cui ha criticato le richieste contrattuali di attori e scrittori e le ha bollate come «non realistiche». Ma secondo Drescher invece l’11 per cento di aumento salariale è solo il minimo per assicurarsi dall’inflazione e il 5 percento offerto dagli studios non era abbastanza.

Con il suo evento il senatore ha contribuito a ridimensionare le percezioni degli attori come milionari ben pagati. Ha notato che il 99 percento dei membri «non guadagna molti soldi» e il 75 percento di loro non riesce a raggiungere la base di 26mila dollari necessari per ricevere la copertura sanitaria negli Stati Uniti. 

«In realtà la maggior parte degli attori sono attori operai» ha detto Sanders, aggiungendo che si tratta di semplici attori « con voglia di lavorare anche e soprattutto per pagare l’affitto e comprare da mangiare».

La punta dell’iceberg

Drescher e Sanders hanno allargato il discorso ben oltre le specifiche richieste degli attori, evidenziando come quello che sta succedendo nell’industria cinematografica altro non è che la replica in scala di un trend più generale che vede le grandi aziende marginalizzare i lavoratori a causa della rivoluzione tecnologica, mentre i top manager delle stesse riescono ad arricchirsi grazie ai maggiori profitti. 

«Quello che sta accadendo a Hollywood sta accadendo in molti modi in tutto il paese» ha detto il senatore, segnalando che si sta anche assistendo a una «maggiore militanza da parte dei sindacati tradizionali». E in effetti nel 2023 l’America è stata teatro di numerosissimi scioperi, di cui circa la metà proprio in California.

Secondo uno studio dell’agenzia Axios l’attivismo sindacale è cresciuto a partire dalla pandemia ma si è enormemente rafforzato durante i primi mesi di quest’anno.

Alla fine di maggio si è registrato quasi lo stesso numero di scioperi dello stesso periodo dell’anno precedente, 146 contro i 154 dei primi cinque mesi del 2022, ma il numero dei lavoratori che hanno aderito è cresciuto dell’80 percento.

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