Il presidente americano, Joe Biden, ha telefonato per la prima volta al suo omologo cinese, Xi Jinping. Il colloquio è stato carico di tensioni dovute alle visioni opposte sulle situazioni di Hong Kong e Taiwan. Biden ha infatti chiesto a Xi di rispettare il movimento che chiede l’introduzione della democrazia a Hong Kong e di non minacciare l’indipendenza di Taiwan che i cinesi considerano come un proprio territorio nazionale. Ma Xi avrebbe difeso l’influenza di Pechino su entrambi i territori.

Un altro tema di disaccordo è stata la condizione degli uiguri, la minoranza etnica che abita la provincia cinese dello Xinjiang. Gli Stati Uniti hanno accusato la Cina di avere commesso un genocidio nei loro confronti, ma Pechino ha respinto le accuse.

Sanzioni contro il Myanmar

Prima della telefonata con Xi, Biden ha annunciato l’imposizione di nuove sanzioni contro i militari golpisti del Myanmar. Il 1° febbraio l’esercito birmano ha rovesciato il governo del partito di Aung San Suu Kyi, confermato al potere dalle elezioni del novembre scorso. Biden ha inoltre chiesto il rilascio della stessa Suu Kyi, che si trova agli arresti domiciliari con l’accusa di importazione illegale di walkie talkie. Con le parole di Biden, gli Stati Uniti sono il secondo paese dopo la Nuova Zelanda a prendere decisioni drastiche nei confronti della giunta militare birmana. 

Sospesa la vendita di TikTok

La situazione nel Myanmar non è stato l’unico tema al centro delle decisioni di Biden. Il presidente americano ha annunciato la sospensione a tempo indefinito del decreto presidenziale emanato dall’ex presidente Donald Trump che obbligava ByteDance, l’azienda proprietaria di TikTok, a vendere la piattaforma social accusata di rappresentare una «minaccia alla sicurezza nazionale» per via dei suoi legami col regime cinese. L’amministrazione democratica ha fatto sapere di avere intenzione di esaminare il caso daccapo per rendersi conto se le accuse di Trump fossero vere.

Il secondo giorno di impeachment per Trump

Lo spettro di Trump non aleggia solo sull’azione politica di Biden. Nel secondo giorno di dibattito al senato sull’impeachment dell’ex presidente, i democratici hanno reso pubblici nuovi video di quanto avvenuto durante l’assalto al Congresso del 6 gennaio. Le immagini mostrano i sostenitori di Trump invadere il Congresso dicendo di volere «impiccare» l’ex vicepresidente Mike Pence accusato di non avere sostenuto le teorie cospirazioniste sul voto del 3 novembre che aveva visto la vittoria di Biden.

Inoltre i trumpiani avevano fatto irruzione nell’ufficio della speaker della Camera, Nancy Pelosi, chiedendo in tono minaccioso: «Dove sei Nancy?». La linea dei democratici è che Trump debba essere messo in stato d’accusa per avere incitato alla rivolta mentre i repubblicani ritengono che non abbia più senso fare un’azione del genere visto che il politico non è più al potere. 

© Riproduzione riservata