«Il governo è invitato a non espellere dagli Stati Uniti alcun membro del gruppo di presunti detenuti, fino ad ulteriore ordine di questa Corte», si legge in una nota dell'alto tribunale. Il caso ora resta in sospeso, in attesa di una decisione definitiva. I legali sostengono che molti dei venezuelani deportati in precedenza non erano membri di gang, non avevano commesso alcun crimine e sono stati presi di mira principalmente a causa dei loro tatuaggi
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso un ordine urgente che sospende temporaneamente la deportazione di un gruppo di migranti venezuelani che l'amministrazione Trump intendeva rimpatriare utilizzando una vecchia legge pensata per i tempi di guerra e raramente usata, l'Alien Enemies Act.
La legge in questione, raramente applicata, risale a oltre un secolo fa e consente al governo di espellere cittadini di Paesi considerati «nemici» durante periodi di guerra. La decisione è arrivata nelle prime di oggi, dopo che gli avvocati dei migranti avevano chiesto un intervento d'urgenza per fermare le espulsioni, proprio mentre gli agenti dell'immigrazione stavano iniziando a caricare i detenuti su autobus per la deportazione.
«Il governo è invitato a non espellere dagli Stati Uniti alcun membro del gruppo di presunti detenuti, fino ad ulteriore ordine di questa Corte», si legge in una nota dell'alto tribunale, che riporta i voti contrari di soli due giudici (Clarence Thomas e Samuel Alito, entrambi nominati da George W.Bush).
I legali sostengono che molti dei venezuelani deportati in precedenza non erano membri di gang, non avevano commesso alcun crimine e sono stati presi di mira principalmente a causa dei loro tatuaggi.
Cosa accade ora
La Corte suprema aveva affermato all'inizio di aprile che le espulsioni potevano procedere solo se coloro che stavano per essere espulsi avevano la possibilità di sostenere le proprie ragioni in tribunale e veniva concesso loro «un lasso di tempo ragionevole» per contestare le espulsioni pendenti.
Il caso ora resta in sospeso, in attesa di una decisione definitiva. La vicenda solleva forti interrogativi sull'uso delle leggi d’emergenza per fini migratori e sul trattamento dei richiedenti asilo provenienti da paesi in crisi, come il Venezuela.
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