Un tribunale federale ha rigettato l’esposto presentato dal repubblicano del Texas, Louie Gohmert, e altri suoi compagni di partito, che chiedeva al vicepresidente, Mike Pence, di intervenire per ribaltare la vittoria del presidente eletto, Joe Biden, alle presidenziali del 3 novembre scorso. La richiesta dei repubblicani era stata rifiutata dallo stesso Pence che non si era espresso a favore dell’istanza e aveva detto che l’eventuale decisione di intervenire sul processo che porterà all’inizio della presidenza di Biden spetterà agli organi legislativi del paese. I repubblicani non si sono però dati per vinti e hanno annunciato un ricorso al quinto livello di appello previsto dal sistema giudiziario.

Trump perde le cause, ma non il vizio

La decisione del tribunale federale americano è solo l’ultima sconfitta in ordine cronologico della strategia del presidente in carica, Donald Trump, che uscito sconfitto dalle ultime presidenziali, non ha ancora riconosciuto la vittoria del suo avversario accusato di avere commesso brogli. Le accuse di Trump sembrano sempre più prive di speranze dopo che la Corte suprema ha rigettato a dicembre un altro esposto dei sostenitori del presidente che chiedeva di annullare la vittoria di Biden in quattro stati chiave ribaltando quindi l’esito elettorale. Nonostante le varie sconfitte, Trump non sembra volersi arrendere alla vittoria del suo avversario democratico e ha lanciato  nuove azioni legali in quella che appare sempre più come una disperata battagli contro il tempo in vista dell’ufficiale proclamazione di Biden come presidente del paese fissata per il 21 gennaio.

I repubblicani boicottano Biden

L’azione dell’attuale repubblicana contro Trump non si è fermata alle vie legali. Il presidente ha infatti provato a bloccare in vari modi lo staff democratico in vista delle transizioni del potere. Biden ha infatti recentemente accusato il Dipartimento di Giustizia di stare bloccando la transizione non collaborando con i membri del suo team. A novembre i repubblicani hanno, inoltre, impedito al democratico di ricevere i briefing quotidiani dell’intelligence destinati al presidente e i messaggi dei leader dei paesi esteri.

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