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La visione convenzionale della guerra considera Hitler, Mussolini e l’esercito giapponese le cause della crisi piuttosto che i suoi effetti.
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Ma non si può dare un senso ragionato alle origini, all’andamento e alle conseguenze della guerra se non si comprendono le più ampie forze storiche che hanno generato a livello internazionale anni di instabilità sociale e politica sin dai primi decenni del Ventesimo secolo.
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Per la nascita del mondo postbellico, il conflitto in Asia e le sue conseguenze sono state importanti quanto la sconfitta della Germania in Europa, forse perfino di più. L’articolo fa parte del nuovo numero di Scenari: “La piazza e il regime”, in edicola e in digitale da venerdì 16 dicembre.
Dopo gli anni Quaranta si è fatto progressivamente più difficile immaginare un mondo in cui oltre cento milioni di uomini (e un numero molto inferiore di donne) hanno indossato l’uniforme e sono andati a combattere equipaggiati di armi la cui forza distruttiva era stata perfezionata nella Prima guerra mondiale e si era accresciuta negli anni successivi. Risulta altrettanto difficile immaginare che grandi stati abbiano persuaso le popolazioni a destinare fino a due terzi del prodotto nazionale a



