La storia dei difficili rapporti di vicinato fra nord e sud della Corea è fatta anche di particolari che all’apparenza sembrano lontani anni luce dai missili, dalle escalation e dalle continue minacce di guerra. È il caso per esempio dei palloncini, quelli che vengono lanciati dagli attivisti del sud per superare il confine, con attaccati i volantini di propaganda contro la dittatura. Qualche tempo fa Kim Jong un ha sostenuto, con una certa fantasia, che il Covid fosse arrivato così: con il virus nascosto lì dentro.

Ed è il caso ora di due cani (sono proprio gli animali, non è un modo di dire), diventati all’improvviso al centro di una polemica politica a Seul. Nel 2018 dovevano rappresentare un simbolo di pace e di ritrovata armonia, quando Kim Jong un li ha regalati al presidente del sud, Moon Jae in.

Da qualche mese Moon non è più presidente, ma i cani se li è portati a casa (facendo approvare una legge per poterlo fare). Solo che nel frattempo il suo successore – il presidente Yoon Suk Yeol – ha tagliato sui fondi che erano destinati al sostentamento dei due cani. Così Moon ha deciso («a malincuore») di restituirli al governo: se quei cani sono una proprietà dello stato, è lo stato che deve prendersene cura, sostiene lui.

Portarli a casa

Moon Jae in è un liberale e Yoon Suk Yeol un conservatore. È possibile che alla base della “disfida dei cani” ci sia uno screzio politico interno. Ma è anche possibile che ci sia un certo imbarazzo nel mantenere, a spese dello stato, un regalo fatto da Kim Jong un, ora che la sua minaccia si fa sempre più concreta. Moon in passato aveva cercato di riavvicinare le due coree ed era stato fra i principali artefici degli incontri di Donald Trump con Kim Jong un.

I due cani sono di razza Pungsan, tipica appunto del Nord Corea, e sono stati regalati al termine dei colloqui di pace del settembre 2018, quando Moon era andato a Pyongyang. I cani sono ufficialmente considerati proprietà dello stato. Ma Moon ha deciso di portarli a casa alla fine del suo mandato insieme a un cucciolo.

Lo ha fatto grazie a una modifica alla legge, approvata la scorsa primavera: i doni presidenziali devono sempre restare fra le dotazioni presidenziali, a meno che – ed è stata questa la modifica alla legge – non siano «animali o piante».

La restituzione

Apparentemente Moon aveva dunque tutta la voglia di continuare a prendersi cura dei cani, facendo però affidamento su una sorta di vitalizio che garantiva la copertura di tutte le spese. Poi qualcosa è cambiato.

Dall’entourage di Moon lunedì 7 novembre hanno fatto sapere che l’ex presidente non avrebbe potuto più occuparsene, visto che l’attuale governo si era all’improvviso rifiutato di coprire i costi di cibo e le cure dei veterinari. Detto fatto: il ministero dell'Interno e della Sicurezza ha confermato che i cani sono stati restituiti martedì 8 novembre.

Un ospedale veterinario di Daegu li ha presi in cura e ha confermato che stanno bene.

Il sussidio mensile

In una dichiarazione condivisa sui social, Moon ha accusato Yoon di bloccare «inspiegabilmente» una proposta del ministero per stanziare i fondi necessari per la cura degli animali. Lo stesso ministero aveva confermato di aver redatto un piano per fornire ai cani un sussidio mensile:

  • di 2,5 milioni di won (1.815 euro),
    • di cui 500mila won (360 euro) per il cibo e le cure veterinarie dei cani
    • e 2 milioni di won (1.450 euro) per assumere lavoratori che si prendano cura di loro.

Il ministero ha poi aggiunto che i piani sono stati sospesi a causa di “pareri contrari”, non meglio specificati, all'interno dello stesso ministero e del governo.

Lo scontro

«Sembra che l'ufficio presidenziale, a differenza del ministero dell'Interno e della sicurezza, abbia un’opinione contraria all’idea di affidare la cura dei cani Pungsan all’ex presidente Moon», hanno detto dallo staff di Moon.

Fonti presidenziali hanno ribattuto che la questione è puramente burocratica, che nessuno avrebbe mai impedito a Moon di tenere gli animali. E che la discussione sulla copertura finanziaria del caso aveva solo bisogno di un emendamento per garantire i sussidi.

La questione è ovviamente molto discussa sui social. In particolare, molti utenti criticano il fatto che i due cani siano trattati non come esseri viventi, ma come semplice proprietà, ora al centro dello scontro politico.

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