Nuovi scontri e bombardamenti nella notte tra lunedì e martedì hanno infranto la tregua concordata tra l’esercito sudanese e i paramilitari, che sarebbe dovuta durare una settimana. Secondo alcune fonti locali il conflitto è ripreso a nord della capitale Khartoum, mentre i bombardamenti nella parte est del paese.

Con il cessate il fuoco – entrato in vigore alle 21:45 – civili e aiuti umanitari avrebbero potuto attraversare il paese, ma le tregue che si sono succedute dall’inizio del conflitto sono sempre state infrante dall’una o dall’altra parte. Paramilitari ed esercito avevano raggiunto un accordo attraverso la mediazione di Stati Uniti e Arabia Saudita, a seguito di colloqui nella città saudita di Gedda.

Le Forze di supporto rapido (Rsf) poco prima che il cessate il fuoco entrasse in vigore, hanno rilasciato un messaggio audio in cui il generale Mohamed Hamdan Dagalo ringraziava l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti ma ribadiva che i suoi uomini non si sarebbero ritirati fino alla fine del golpe militare.

Crisi umanitaria

La richiesta di rispettare il cessate il fuoco che l’inviato Onu per il Sudan, Volker Perthes, ha rivolto alle fazioni in scontro è rimasta inascoltata. Secondo quanto dichiarato da Perthes, i movimenti militari sono continuati anche nella giornata di ieri. Il conflitto, iniziato lo scorso 15 aprile, non mostra segni di rallentamento, nonostante la necessità di far arrivare gli aiuti umanitari nel paese e permettere ai civili rimasti intrappolati di mettersi al sicuro. Per questa ragione l’Unhcr, agenzia Onu per i Rifugiati, ha lanciato lunedì un appello urgente. 

Le persone che vogliono fuggire dal Sudan, infatti, stanno continuando a scappare dalle zone di guerra, in particolare dalla capitale e dal Darfur.

Secondo la Commissione sudanese per i rifugiati (Commission for Refugees/Cor), circa 88mila rifugiati accolti dal Sudan a Khartoum sono fuggiti per mettersi in salvo dirigendosi verso il White Nile, Gedaref, Kassala Madani e Port Sudan. In quelle aree l’Unhcr assicura ai rifugiati alloggi, beni essenziali, acqua e servizi igienici, oltre ad assistenza medica e istruzione.

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