Dare forma a una nuova alleanza economica tra Regno Unito e Stati Uniti per far fronte alle minacce globali. Rishi Sunak mercoledì è volato a Washington con questo macro obiettivo, senza timore di nasconderlo alla stampa. Nella testa dell’inglese, però, ci sono anche altri propositi.

È la prima visita del premier conservatore alla Casa Bianca, ma con Joe Biden si è già incontrato diverse volte da quando è succeduto a Boris Johnson.

Un rapporto non idilliaco all’inizio: il presidente americano aveva sbagliato la pronuncia del nome di Sunak a ottobre scorso mentre ad aprile in Irlanda del Nord, in occasione dell’anniversario del Belfast Agreement, era sorto qualche malumore tra i britannici per la poca attenzione data dal presidente americano a Sunak e a Londra. Stessa reazione poche settimane dopo, quando Biden non ha partecipato all’incoronazione di re Carlo III.

Un legame economico da rinsaldare

La “special relationship” potrebbe essere rinsaldata proprio dagli attuali due leader, non per la connessione tra i due personaggi, ma per le circostanze internazionali. Dalla Casa Bianca è stato apprezzato lo sforzo pragmatico dell’inglese nel provare a sbloccare la mai digerita Brexit con il Windsor Framework.

La cooperazione economica tra Londra e Washington rimane però in sospeso: non è stata trovata la soluzione per stringere degli accordi bilaterali di libero scambio e lo stesso premier britannico - nonostante le promesse fatte dai Tories - ha ammesso l’impossibilità di trovare un’intesa per il momento. 

La priorità per Sunak è di ricevere garanzie da Biden rispetto all’Ira. E non si parla dei paramilitari nordirlandesi in lotta per l’indipendenza, ma della misura protezionistica americana nota come Inflation reduction act dal valore di 370 miliardi di dollari. Il governo britannico ha protestato per i probabili effetti dell’Ira sulle catene di approvvigionamento transatlantiche e sulle industrie del Vecchio Continente, che rischiano di essere sacrificate a favore di quelle a stelle e strisce.

Come già fatto dai leader dei paesi membri e delle istituzioni dell’Unione europea, anche l’inquilino di Downing Street è andato da Biden per cercare rassicurazioni in merito. D’altronde nella relazione speciale i rapporti di forza non sono mai stati realmente equilibrati. Sunak vorrebbe un’occhio di riguardo per le aziende britanniche in quello che sarà il nuovo sistema economico mondiale dell’occidente, pronto a ripiegare in una globalizzazione meno globale, dopo la guerra scatenata dalla Russia e la competizione crescente con la Cina.

A conferma del fatto che il lato economico sia il focus del viaggio, Sunak ha incontrato anche i membri del Congresso e alcuni imprenditori statunitensi, nel tentativo di rinverdire l’asse commerciale tra gli Usa e il Regno Unito.

Il premier vuole anche strappare il consenso di Biden per far diventare Londra il centro di controllo a livello mondiale sull’intelligenza artificiale, ospitando una sorta di Agenzia internazionale che serva a regolamentare l’Ia. E la Gran Bretagna potrebbe essere il paese giusto per mediare tra i punti di vista quasi opposti di Ue e Stati Uniti.

L’asse dentro la Nato

AP

Sul fronte militare e della sicurezza i due paesi invece sono ben più allineati. Nella guerra in Ucraina, sono i principali sponsor del sostegno militare ed economico a Kiev. Se possibile, Londra è anche più assertiva di Washington nei riguardi della Russia, ma ad ogni modo la convergenza è netta e gli Stati Uniti guardano al Regno Unito come al partner storico più affidabile in Europa sul conflitto.

Lo stesso si può dire per quanto accade in un altro spicchio di mondo: l’Indo Pacifico. Lì la minaccia sistemica è rappres

entata dalla Cina e per contenere le sue ambizioni è nata Aukus, iniziativa di deterrenza dei tre partner dell’anglosfera: Usa, Regno Unito e Australia. 

Nel colloquio, Biden e Sunak verosimilmente hanno parlato anche di Nato. Nonostante le smentite del segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, l’Alleanza atlantica si sta interrogando se sia il caso di allargare il proprio campo d’azione in Asia, e la vicenda della sede Nato da aprire in Giappone ne è una conferma.

Se alcuni membri europei - Francia in primis - non sono d’accordo, Washington potrebbe trovare la sponda di Londra. Anche perché a settembre scadrà il mandato di Jens Stoltenberg come segretario generale dell’Alleanza e la corsa per succedergli non decolla. Sunak potrebbe aver speso una buona parola con Biden per promuovere la candidatura del ministro della Difesa britannico Ben Wallace, già tra i nomi papabili e fortemente sponsorizzato dal premier.



 

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