Il presidente degli Stati Uniti apre la strada alla liberazione dei brevetti dei vaccini anti Covid-19 e in questo modo scioglie una impasse che dura da mesi. Adesso anche Bruxelles, che finora è rimasta rigida sulla sua posizione contraria, dovrà trarne le conseguenze. Washington è pronta a negoziare su un documento condiviso. L’ambasciatrice degli Usa alla Wto, Katherine Tai, annuncia che «l’amministrazione Biden-Harris supporta la sospensione delle tutele della proprietà intellettuale per i vaccini anti Covid-19». 

La svolta

Oggi l’organizzazione mondiale del commercio, la Wto, ha dialogato di vaccini e farmaci anti Covid-19. L’emergenza sanitaria in India e le pressioni sulla Casa Bianca hanno prodotto il momentum, l’occasione per una svolta. Da ottobre India e Sudafrica chiedono che vengano sospese per la pandemia – e quindi per vaccini, farmaci, dispositivi medici – alcune tutele che l’accordo garantisce: quelle sul copyright (sezione 1 del Trips), sulla progettazione industriale (sezione 4), sui brevetti (5) e sui segreti di produzione (7). Si tratta di far valere per un periodo circoscritto l’articolo 9 dell’accordo della Wto: dice che in circostanze eccezionali alcuni obblighi possono essere sospesi. Significa allentamento dei brevetti, introduzione delle licenze obbligatorie, trasferimento tecnologico. Ma per farlo serve il consenso dei membri della Wto. E finora nonostante le spinte della società civile, il sostegno formale di una sessantina di paesi e quello informale del doppio delle nazioni, un pugno di paesi ricchi tra i quali Stati Uniti e Unione europea avevano bloccato il piano. Brajendra Navnit, l’ambasciatore indiano alla Wto, alla vigilia dell’incontro di oggi si è detto stanco per «le tattiche dilatorie» dell’occidente. L’India, che si trova in piena emergenza sanitaria, ha rivendicato l’urgenza della proposta. Assieme al Sudafrica, si è presentata con una proposta dettagliata, pretendendo che si iniziasse finalmente a discutere nel merito. Anche perché l’Unione europea, il Canada e altri, mentre frenavano la liberazione dei brevetti, intanto spingevano per iniziative plurilaterali come gli incontri tra la direttrice della Wto e Big Pharma. Invece il sud globale ha riportato l’occidente alla regola del consenso, alle pratiche multilaterali.

Casa Bianca e Bruxelles

Il presidente degli Stati Uniti, al quale si sono rivolti premi nobel ed ex premier, ha dovuto cedere alle pressioni interne da parte dell’ala più progressista del suo stesso partito e dei sandersiani. Non era scontato: da tempo anche Big Pharma fa sentire su Biden il peso della propria attività lobbistica, mentre figure di rilievo come Anthony Fauci si sono dette pubblicamente contrarie all’opzione di liberare i brevetti. Ma come aveva anticipato Jan Schakowsky, democratica, progressista, veterana del Congresso – è congresswoman da un ventennio – il punto determinante riguarda anche l’economia: «È anche un fatto di economia», dice Schakowsky. «A cosa è servito spendere miliardi per sostenere l’industria dell’ospitalità o i trasporti, se poi non battiamo il virus a livello globale? Così si vanifica tutto: bisogna agire ora». A far capitolare il presidente Usa non sono solo gli ideali, l’intenzione di far fronte alle diseguaglianze sanitarie globali, ma è anche l’urgenza di una ripresa economica. Se Washington non avesse rotto i posizionamenti rigidi che perdurano da mesi, lo stesso multilateralismo e la Wto avrebbero subito duri contraccolpi.

Adesso che cosa farà Bruxelles, che a parole promise il «vaccino bene comune globale» ma che si oppone con ostinazione a ogni soluzione che incrini la proprietà intellettuale, spalmandosi così sulle posizioni di Big Pharma? Finora la netta opposizione politica all’opzione che adesso Biden abbraccia è stata giustificata con fitte argomentazioni tecniche, ma la mossa statunitense dimostra che la svolta sui vaccini era ed è tutta una questione di volontà politica. Così mentre Bernie Sanders plaude «al passo coraggioso fatto dall’amministrazione Usa» e ringrazia «gli attivisti di tutto il mondo che hanno spinto perché il tema fosse in agenda», gli attivisti nostrani (dal profilo twitter del comitato stop Ttip) interrogano il ministro della Salute Roberto Speranza e il segretario Pd Enrico Letta: «Ci avevate detto che siamo inguaribili romantici, a furia di rincorrere von der Leyen vi ritrovate più a destra di Biden».

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