Il tycoon manda altre truppe alla frontiera e fa cancellare i voli dei rifugiati in arrivo. La furia del presidente anche contro il mondo woke: chiusi gli uffici per la diversity
L’amministrazione Trump si muove veloce e rompe cose, come recitava il motto di Facebook nella sua preistoria, quando l’azienda era un bastione del pensiero liberale e di sinistra. Il presidente è impegnato su molti fronti per smantellare quello che ha fatto Joe Biden e spostare rapidamente le macerie in tema di immigrazione, ambiente, politica commerciale e altro, ma nel terzo giorno dall’insediamento il governo si è concentrato innanzitutto sullo sradicamento delle politiche woke nella pubblica amministrazione, e non solo.
Per effetto di un ordine esecutivo firmato lunedì, i funzionari di Trump hanno dato mandato di chiudere tutti gli uffici dedicati a Diversity, Equity, and Inclusion (Dei) entro le 5 di ieri pomeriggio, mettendo in aspettativa tutti i dipendenti del settore e stendendo piani per il loro licenziamento entro il 31 gennaio. L’ordine della Casa Bianca impone di eliminare dai documenti qualunque riferimento a iniziative Dei e avverte che gli impiegati coinvolti potranno essere interrogati per accertare che questi uffici non si siano surrettiziamente ricostituiti sotto altri nomi e forme in angoli meno visibili dell’amministrazione.
Così Trump sradica l’ordine che Biden aveva dato nel primo giorno alla Casa Bianca per mettere le agenzie federali sulla strada dell’inclusività. L’amministrazione ha spiegato che queste iniziative «minano l’unità nazionale, perché negano, screditano e mettono a repentaglio i tradizionali valori americani di duro lavoro, eccellenza e sforzo individuale in favore di un illegale, corrosivo e pernicioso spoils system basato sull’identità». Questo sistema ha «dato la priorità al contesto in cui le persone sono nate rispetto a ciò che sono capaci di fare».
L’ordine esecutivo ha anche cancellato la norma firmata da Lyndon Johnson nel 1967 che ha stabilito la affirmative action – il sistema di discriminazione “positiva” per dare priorità a minoranze e comunità marginalizzate nelle selezioni – e ha bandito le pratiche su base Dei a tutti i contractor federali e nelle università pubbliche.
Truppe al confine
Anche sulla lotta all’immigrazione il presidente procede nel modo più scioccante e abrasivo. La Casa Bianca ha ordinato il dispiegamento di migliaia di soldati al confine con il Messico, in aggiunta ai 2.200 agenti già nell’area e a 4.500 membri della Guardia nazionale. Molti di questi hanno compiti burocratici legati alla raccolta ed elaborazione dei dati, e non è chiaro quali ordini invece avranno i nuovi soldati, né da quali unità saranno presi.
Nel frattempo i voli che dovevano portare rifugiati negli Stati Uniti sono stati cancellati, anche se il processo di autorizzazione era stato completato, in molti casi dopo anni di attesa. Per ordine del presidente tutti i voli in agenda sono sospesi e nessun nuovo trasporto di rifugiati deve essere previsto.
Infine, i responsabili ad interim del dipartimento di Giustizia hanno ordinato ai procuratori federali in giro per il paese di indagare e agenti e membri delle forze dell’ordine che si rifiutano di applicare le nuove misure sull’immigrazione. In Kentucky sono comparsi anche volantini firmati dal Ku Klux Klan che intimano agli immigrati di «andarsene ora» ed evitare così la deportazione.
I problemi di Musk
Per non farsi mancare nulla, Trump ha anche bloccato investimenti nelle infrastrutture green da 300 miliardi di dollari approvati dalla precedente amministrazione. Ma nella tumultuosa attività del governo si segnala anche qualche frizione attorno al più potente fra gli oligarchi trumpiani, Elon Musk. Trump ha annunciato martedì sera il ciclopico investimento da 500 miliardi di dollari sull’intelligenza artificiale, frutto di una joint venture chiamata Stargate di cui fanno parte Softbank, Oracle e OpenAi.
A presentare l’iniziativa alla Casa Bianca c’era anche Sam Altman di OpenAi, che è stato in origine un alleato e socio di Musk. Il miliardario sudafricano ha lasciato l’impresa per divergenze radicali con Altman sulla natura del progetto, e i due si sono allontanati. Su X Musk ha commentato l’annuncio dell’investimento coordinato con una battuta che suonava poco amichevole: «Non hanno veramente i soldi». Qualche ora più tardi Altman ha risposto così: «Rispetto sinceramente i tuoi successi e penso che tu sia l’imprenditore più ispirato del nostro tempo». Fine dello scambio imbarazzante, in attesa di un nuovo capitolo.
Non è un episodio di tensione isolato. I vecchi custodi dell’ortodossia Maga, da Steve Bannon in giù, detestano apertamente Musk, ma ora anche gli alleati vacillano. Vivek Ramaswamy, designato come partner nella leadership di Doge con Musk, ha abbandonato il progetto. Ufficialmente per lanciare la campagna come governatore dell’Ohio, ma secondo un retroscena del Washington Post sono state divergenze di sostanza sulla natura dell’agenzia voluta da Trump a determinare la separazione. Vivek intendeva efficientare il governo con un lavoro legale, mentre Musk mette al centro di tutto la tecnologia, affermando di fatto che è lecito fare ciò che lo sviluppo permette di fare. E così si è consumato un divorzio che promette di non essere l’ultimo.
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