Con l’arrivo della prima neve nei giorni scorsi e le disastrose tempeste che hanno lasciato almeno due milioni di persone senza elettricità, nei cieli dell’Ucraina sono tornati anche i droni russi. Dopo un autunno insolitamente caldo e sereno, le temperature in Ucraina sono crollate improvvisamente.

Nel nord-est del paese, i termometri sono precipitati a meno dieci, e anche nella più mite Kiev la temperatura è ormai stabilmente sotto lo zero. A Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina, sono arrivate le prime intense nevicate dell’anno. La neve è caduta anche lungo tutto il fronte orientale. L’arrivo del cattivo tempo segna, in ritardo, l’inizio della stagione del fango. Sul fronte e nelle immediate retrovie, le strade distrutte dal passaggio dei veicoli pesanti si sono trasformate in un pantano.

ANSA

Se per i militari l’arrivo dell’inverno significa notti in rifugi gelidi e difficoltà a muoversi anche di pochi chilometri, anche i civili si preparano a nuove difficoltà. L’aviazione russa ha ripreso questa settimana la sua campagna di attacchi in coincidenza con l’arrivo del primo freddo. Pochi giorni fa, un bombardamento nella regione di Odessa ha lasciato oltre duemila persone senza energia elettrica. La capitale, Kiev, risparmiata dagli attacchi da settimane, è stata colpita da due ondate di droni kamikaze, quasi tutti abbattuti dalla contraerea, dicono i militari. Ma il peggio deve ancora arrivare. Secondo l’intelligence ucraina, la Russia ha accumulato 870 missili di precisione nelle sue riserve, 115 prodotti soltanto nel mese di ottobre. È solo questione di tempo, dicono, prima che nuove ondate di missili inizino a colpire le città ucraine.

Secondo l’autorità energetica ucraina, Ukrenergo, la Russia aveva lanciato 1.200 missili tra l’ottobre del 2022 e lo scorso aprile. Nel corso della campagna aerea, tutte le centrali elettriche ucraine sono state colpite almeno una volta e hanno subito danni che vanno dai lievi ai catastrofici. Nelle prime settimane degli attacchi, la difesa aerea ucraina era impreparata e per le strade di Kiev si potevano vedere poliziotti sparare in aria con i loro kalashnikov nel tentativo di abbattere i droni russi.

In seguito ai danni, blackout programmati sono stati pianificati in tutto il paese. Nei quartieri centrali della capitale, luce e riscaldamento venivano interrotti per diverse ore ogni giorno, mentre in periferia e nelle aree rurali centinaia di migliaia di persone sono rimaste al freddo e al buio per giorni

A novembre la situazione era così grave che per alcuni giorni le autorità di Kiev hanno ipotizzato di evacuare la capitale. Ma l’Ucraina è sopravvissuta all’inverno, grazie alla fornitura di difese aeree da parte dei suoi alleati occidentali e al lavoro dei tecnici, che hanno improvvisato riparazioni di emergenza su tutta la rete elettrica.

La situazione oggi

I danni della precedente campagna sono calcolati in quasi 9 miliardi di euro, e le autorità ucraine hanno potuto investire meno di 300 milioni per porvi rimedio. Oggi l’infrastruttura energetica ucraina è molto più fragile, dicono gli esperti. Secondo uno studio delle Nazioni unite, attualmente l’Ucraina dispone soltanto di metà della capacità di generare energia di prima della guerra. Secondo gli esperti, in caso di un periodo prolungato di freddo, Ukrenergo sarà costretta a organizzare blackout programmati anche in assenza di bombardamenti russi.

L’altro lato della medaglia è che le difese aeree oggi sono molto più pronte di un anno fa e i punti più sensibili della rete sono stati fortificati. I tecnici, inoltre, hanno acquisito preziosa esperienza negli interventi di emergenza.

Ma tutte queste misure rimangono ancora da testare di fronte a un attacco russo determinato, durante il picco dell’inverno, quando i consumi energetici saranno al massimo. Nel frattempo, chi può lascia le grandi città per spostarsi verso l’Ucraina occidentale. Gli expat approfittano delle ferie natalizie per tornare nei loro paesi, mentre gli ucraini costretti a restare fanno la fila per acquistare batterie, candele e fornelli da campeggio.

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