Nella notte, una serie di esplosioni ha danneggiato la diga di Nova Khakovka, in Ucraina e ora centinaia di migliaia di persone rischiano di avere le proprie case sommerse. Circa ottanta tra cittadine e villaggi rischiano di essere invasi dall’acqua. Decine di filmati pubblicati sui social mostrano allagamenti lungo il fiume Dnipro. Al momento non ci sono ancora notizie di vittime.

Russi ed ucraini si sono scambiati accuse per quello che definiscono un attacco intenzionale e un crimine di guerra. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha convocato il consiglio di sicurezza nazionale per fronteggiare l’emergenza. Secondo gli ucraini, la distruzione della diga renderà più difficile eventuali attacchi a sud della diga, mentre secondo i russi, lo svuotamento del bacino permetterà un attacco più a nord.

A subire i maggiori danni diretti dalla distruzione della diga sarà probabilmente la sponda meridionale del fiume, realtivamente più bassa e attualmente in mano russa. La città di Kherson, il principale centro affacciato sul Dnipro sulla riva destra del fiume, dovrebbe essere risparmiata, ma il suo porto sarà probabilmente allagato. La piena dovrebbe raggiungere il picco nelle prossime ore. Sedicimila persone sulla sponda destra del fiume potrebbero essere costrette a lasciare le loro case, ha dettto il capo dell’amministrazione di Kherson.

I rischi per la centrale

Le acque della riserva vengono utilizzate nelle procedure di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, una procedura che rischia di essere interrotta con conseguenze imprevedibili quando il livello delle acque scenderà sotto una certa soglia. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia nucleare non ci sono «rischi immediati» per la sicurezza della centrale.

Attualmente tutti i sei reattori della centrale sono spenti, ma il carburante nucleare continua a produrre calore, anche se in quantità signifcativamente inferiori a quando i reattori sono attivi. Secondo l’ex ministro dell’Energia nucleare ucraino, Ivan Plachkov, i sistemi di raffreddamento della centrale possono operare per un certo periodo di tempo a circuito chiuso, riciclando l’acqua utilizzata senza bisogno di prelevarla dalla riserva. In ogni caso, dice Plachkov, si tratta di una situazione «molto pericolosa».

La riserva

La diga attraversa il fiume Dnipro. La sponda nord del fiume è in mano ucraina, quella sud, che contiene la centrale di controllo della diga, è in mano russa. La riserva di Khakovka, creata dopo la costruzione della diga negi anni Cinquanta, ha una superficie di oltre duemila chilometri e contiene un volume d’acqua pari all’intero lago di Como.

Prima della distruzione della diga, il bacino aveva raggiunto un’altezza record, oltre 16 metri. Secondo alcune testimonianze, nei giorni scorsi l’acqua stava iniziando a tracimare oltre il bordo della struttura. La causa dell’accumulo potrebbe essere stata la mancata apertura di sufficienti chiusi da parte dei russi che gestiscono la struttura. Lo scorso autunno si era verificato il problema opposto e il bacino si era quasi prosciugato.

Al momento, il livello delle acque cala di circa cinque centimetri ogni ora. La riduzione del livello del bacino ha già reso inutilizzabile il canale di Crimea, che trasportava acqua dal fiume Dnipro alla penisola annessa dalla Russia nel 2014.

Ad annunciare per primi la distruzione della diga sono stati sono stati una serie di canali Telegram prorussi, intorno alle 3 di mattina ora italiana. La distruzione della diga veniva descritta come un attacco ucraino, con lo scopo di eliminare le difese sulla sponda sinistra del fiume e rendere più facile uno sbarco ucraino. Con il sorgere del solo, la distruzione è stata confermata e il governo ucraino ha ufficialmente accusato la Russia dell’attacco.

La distruzione della diga è arrivata mentre l’attesa controffensiva ucraina sembra essere iniziata. Fonti russe riportano attacchi i numerosi punti del fronte. Nella regione di Kherson e Zaporizhzhia, il fiume Dnipro divide i due eserciti e un attacco ucraino era considerato improbabile, a causa delle difficoltà di dover attarversare il fiume e delle difese costruite dai russi sulla sponda sinistra.

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