Mentre gli occhi di tutto il mondo sono puntati sulla rapida caduta del regime siriano, in Ucraina continuano i timori di nuovi attacchi russi. Secondo funzionari americani, la Russia si preparerebbe a utilizzare di nuovo il missile balistico intermedio Oreshnik, un’arma sperimentale con capacità nucleari già usata per colpire uno stabilimento industriale nella città di Dnipro. L’avvertimento è probabilmente legato agli avvisi di pericolo per bombardamenti sulla capitale particolarmente intensi diffusi da giorni dalle ambasciate straniere, compresa quella italiana.

La minaccia potrebbe essere la risposta di Mosca a un nuovo attacco eseguito da Kiev con missili di fabbricazione americana che hanno colpito l’aeroporto militare di Taganrog, nella regione russa di Rostov.

Secondo il ministero della Difesa di Mosca, tutti e sei i missili sarebbero stati fermati. Dopo la minaccia del presidente russo, Vladimir Putin, di colpire i «centri decisionali» dell’Ucraina in risposta agli attacchi con missili americani, il timore ora è che il prossimo missile venga lanciato sul centro di Kiev, in una delle parti più densamente abitate della città, dove si trovano ministeri e palazzi del governo.

Le trattative

Dopo aver incontrato martedì Trump negli Stati Uniti, il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha parlato un’ora al telefono con Putin. «Stiamo compiendo ogni passo diplomatico possibile per sostenere il cessate il fuoco e i colloqui di pace», ha commentato Orbán, uno dei pochi leader europei ad essere in frequente comunicazione con Putin.

Mistero sui contenuti delle due conversazioni, anche se dal Cremlino precisano che il premier ungherese «non ha riferito alcun messaggio di Trump». Ma Orbán ha poi twittato: «Abbiamo proposto un cessate il fuoco a Natale e uno scambio di prigionieri su larga scala. È triste che il presidente Zelensky abbia chiaramente respinto ed escluso questa possibilità oggi. Abbiamo fatto quello che potevamo!».

Speranze siriane

In vista di futuri negoziati, a Kiev si guarda alla Siria con la speranza che il crollo del regime alleato di Mosca possa avere conseguenze anche per l’Ucraina. Per lo scienziato politico ucraino Volodymyr Fesenko, direttore del centro studi Penta di Kiev, «la situazione in Siria ha dimostrato chiaramente che le risorse di Putin sono limitate, per questo dobbiamo aumentare la pressione sulla Russia».

Secondo Fesenko, la sconfitta siriana potrebbe spingere il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ad adottare maniere più forti con il Cremlino, così da ottenere condizioni migliori alle future trattative.

Nel frattempo, tanto gli ucraini, quanto i russi, sostengono che Kiev abbia avuto un ruolo nell’aiutare i ribelli siriani – l’Ucraina per dimostrare la sua capacità di colpire ovunque i propri nemici, Mosca per accusarli di essere in combutta con gruppi terroristi.

Il sostegno ucraino è stato confermato da fonti militari americane al Washington Post, ma erano mesi che gli esperti discutevano il coinvolgimento in Siria dell’intelligence militare ucraina, la famigerata Gur guidata dal generale Kyrylo Budanov. Quasi tutti le fonti informate, però, confermano che l’aiuto ucraino ai ribelli è stato minimo: una fornitura di alcune decine di droni e forse qualche consulenza sul loro utilizzo.

Secondo il canale Telegram Rybar, vicino al ministero della Difesa russo, «membri del Gur hanno visitato Idlib, ma sono rimasti in città soltanto per poco tempo».

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