I leader europei si riuniscono a Copenaghen per mettere in campo quella che secondo la leader Ue dovrebbe essere «un’azione decisiva» per mettere fine alla guerra ucraina. Tra i piatti forti il cosiddetto "muro di droni" proposto dalla Commissione. E poi c’è il tema dell’utilizzo degli asset russi per finanziare gli sforzi di Kiev
«Ci troviamo in un momento in cui un’azione decisiva da parte nostra può portare a un punto di svolta in questo conflitto». Sono le parole con cui la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha accolto il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ospite di un collegio dei commissari Ue dedicato al tema della sicurezza. E proprio per trovare quest’azione decisiva i leader europei si riuniranno mercoledì 1° ottobre a Copenaghen, in un vertice informale dal clima teso dopo le recenti incursioni di droni nello spazio aereo danese. A questo proposito, diversi paesi europei, e perfino gli Stati Uniti, hanno garantito supporto logistico per permettere lo svolgimento del vertice.
Tre i piatti forti sul menù: il primo riguarda proprio il cosiddetto “muro di droni” proposto dalla Commissione. Proposta ancora tutta da chiarire, sia nell’applicazione – dovrebbe essere «un sistema di tracciamento e neutralizzazione dei droni», ma per individuare le capacità necessarie sarà ancora necessario qualche mese – sia nel finanziamento. Ma che ha già il parere negativo del Cremlino, che l’ha definita un’iniziativa «triste».
Il secondo è la proposta di utilizzo degli asset russi per il cosiddetto "Reparation Loan" che dovrebbe finanziare gli sforzi di Kiev. Qui la situazione è ancora più complessa: c’è generale consenso che la proposta da circa 140 miliardi – sostenuta ora anche dalla Germania – non dovrebbe prevedere la confisca degli asset, nel tentativo di rassicurare paesi come il Belgio, che detiene fisicamente tali asset presso l’istituto finanziario Euroclear, della fattibilità legale dell’operazione. Ma pochi giorni fa il premier belga, Bart De Wever, era stato lapidario: prendere i soldi di Putin e lasciare i rischi a noi «non accadrà mai». Infine, si parlerà anche del tentativo portato avanti dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, di portare avanti il processo di integrazione di Kiev nell’Ue nonostante il persistere del veto ungherese.
La cosiddetta “clausola passerella” permetterebbe infatti all’Ue di aprire i capitoli negoziali con l’Ucraina, pur mantenendo la necessità dell’unanimità per chiuderli. Problema: per adottare tale clausola servirebbe comunque un voto all’unanimità. E non è solo l’Ungheria a opporsi a una tale ipotesi: «Con la maggioranza qualificata ci sarebbe un grande rischio di politicizzare» il processo di allargamento, «non siamo per nulla convinti», afferma una fonte diplomatica europea.
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