Nella storia europea esiste una Ursula che ha partecipato in maniera importante alla costruzione dell’Europa unificata e della futura Unione europea; una figura forse meno citata, poco ricordata e decisamente non alla moda rispetto alla contemporanea presidente della Commissione von der Leyen, ma che ha influenzato il pensiero europeista in forma sostanziosa. Ursula Hirschmann ha una biografia politica di grande rilievo. Data la sua appartenenza a una famiglia ebraica e la sua attività di resistente all’avanzata del nazismo condotta tra le fila dell’organizzazione giovanile del Partito socialdemocratico, dovette lasciare la Germania da poco caduta sotto il giogo nazista e fu esule in Francia e in Italia appena ventenne. La sua formazione ha avuto un taglio di tipo prevalentemente letterario, mentre il  fratello Albert fu un celebre economista e futuro candidato al Nobel.

L’attività clandestina di opposizione all’asse nazi-fascista continuò proprio in Italia anche dopo il matrimonio con Eugenio Colorni. Il quale, futuro coautore del Manifesto, militava tra le fila socialiste e fu per questo arrestato e recluso al confino a Ventotene nel 1939. Sull’isola pontina Hirschmann seguì il compagno e marito anche grazie alla possibilità che aveva di poter spostarsi senza essere confinata. Questa circostanza rappresentò un elemento essenziale per la circolazione del Manifesto di Ventotene che nel 1941 Colorni redasse insieme ad Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, poiché proprio Hirschmann portò il testo sul “continente” e ne promosse la diffusione.

Quel testo che tanto ha contributo alla “visione” e al progetto di una Europa unita e federale è stato accompagnato da molte battaglie condotte attraverso movimenti europeisti cui Hirschmann partecipò direttamente. In particolare, il suo ruolo per la nascita del Movimento federalista europeo – nato a Milano nel 1943 – è stato rilevante, e quel movimento fu antesignano delle organizzazioni europeiste che sorsero dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Nel libro di memorie (Noi senzapatria, Il Mulino), redatto da Altiero Spinelli stante l’impossibilità di Hirschmann di farlo a causa di una malattia neurodegenerativa che la colpì nel 1975, fornisce un chiaro e vivace ritratto della complessità umana e intellettuale di “Ursula”. La biografia di donna e pensatrice giovane esule, attivista, militante, antifascista, europeista, parte di una famiglia agiata della Berlino di inizio del Novecento cui le interazioni con il mondo intellettuale e politico fanno “perdere” il mondo legato alla patria, sebbene Hirschmann non ne rinnegherà l’appartenenza.

Dopo la morte di Colorni nel 1944, ucciso dai fascisti della banda Koch alla vigilia della liberazione di Roma da parte dell’esercito americano, Hirschmann sposò Spinelli. Insieme andarono in Svizzera, Spinelli insieme a Rossi promosse la “Dichiarazione federalista” con i movimenti della Resistenza al nazifascismo, e l’anno successivo, nel 1945 a Parigi, animò la prima Conferenza federalista europea. Per un intero decennio Spinelli, anche grazie all’importante apporto intellettuale di Ursula Hirschmann, tentò di costruire uno spazio politico per il federalismo, fino a che la bocciatura del progetto per la costituzione della Comunità europea di difesa, a causa del veto francese, pose un argine alla prima stagione di espansione dell’azione federalista.

Il cosiddetto “secondo manifesto federalista” (del 1956) servì per lanciare l’idea del “Congresso del popolo europeo” a Torino, al fine di smascherare i veri nemici dell’Europa, ponendo in chiara antitesi le due strategie: l’Europa «dei popoli» contro l’Europa «dei governi».

Sul versante del suo impegno federalista, va certamente ricordata l’attività per la fondazione del movimento Femmes pour l’Europe, che avvenne nel 1975 proprio a Bruxelles. Ursula Hirschmann: non (solo) la compagna di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, ma una pensatrice europea, europeista, libera e moderna che ha fornito un contributo significativo all’Europa dei popoli, una figura da ricordare.

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