Nel suo secondo giorno di visita a Pechino, il segretario di stato statunitense, Antony Blinken, ha incontrato il presidente cinese, Xi Jinping. L’incontro chiude la visita di due giorni di Blinken, che ha incontrato domenica il premier cinese, Li Qiang, e lunedì mattina il suo omologo, Wang Yi. Blinken è il primo capo della diplomazia americana che si reca in Cina dal 2018. La sua visita però assume ancora più importanza perché avviene nel momento più basso delle relazioni diplomatiche tra i due paesi dal 1979. 

L’incontro tra Blinken e Xi è avvenuto nella “Grande sala del popolo” a piazza Tiananmen ed è stato svolto a porte chiuse. Però i media statali cinesi hanno affermato che Xi ha detto a Blinken che la Cina «spera di vedere una relazione solida e stabile tra Cina e Stati Uniti» e ritiene che i due paesi «possano superare varie difficoltà».

Dall’altro lato però Xi, come anche Wang nell’incontro del lunedì mattina, è stato rigido su Taiwan, convincendo Blinken a far riferimento alle intese comuni concordate a margine del G20 di Biden in cui si afferma l’indivisibilità della Cina.

E infatti secondo quanto riporta China Central Television il segretario di stato americano avrebbe affermato che Washington «non cerca una nuova guerra fredda, non cerca di cambiare il sistema cinese, non cerca di opporsi alla Cina rafforzando il rapporto con gli alleati, non sostiene l’indipendenza di Taiwan e non ha intenzione di entrare in conflitto con la Cina».

Gli obiettivi raggiunti nella visita

Le due parti hanno compiuto progressi e raggiunto un accordo su alcune questioni specifiche. «Questo è molto positivo» ha detto Xi a Blinken all’inizio dell’incontro.

Un alto funzionario del dipartimento di Stato di Washington ha detto che il viaggio ha portato a dei progressi sui tre obiettivi chiave americani: ristabilire il livello «senior» di comunicazioni, libertà di manifestare preoccupazioni su scontri ed esplorazione di nuove aree di cooperazione.

Mentre gli analisti dicono che la Cina avrebbe gradito la visita di Blinken per diverse ragioni. In primo luogo per stabilizzare le relazioni, dato il peggioramento dell’economia cinese, in secondo luogo perché altri stati avevano chiesto ai due paesi di porre fine alle ostilità e infine perché Xi sembrerebbe voler ricucire una relazione stabile con Washington per poter partecipare al vertice sulla cooperazione economica tra Asia e Pacifico ed essere ricevuto come un capo di stato internazionale.

D’altronde la sede in cui Xi ha ricevuto il funzionario statunitense è la stessa in cui il presidente cinese riceve numerosi capi di stato. Ciò segnala che le due nazioni non vogliono che la loro relazione sia definita da aperta ostilità.

APN

Il cambio di tono

Per la verità la visita di Blinken era già prevista mesi fa, fino a quando l’incidente del pallone spia cinese, che sorvolava lo spazio aereo statunitense, abbattuto dall’esercito degli Stati Uniti, non ha convinto il funzionario a cancellarla. In quel momento la stessa Pechino aveva definito le relazioni tra i due stati «gelide». Poco prima dell’incidente inoltre Blinken e il suo omologo Wang si erano incontrati alla conferenza sulla sicurezza di Monaco. In quell’occasione Biden aveva affrontato Wang sostenendo che Pechino fornisse aiuti alla Russia per la guerra in Ucraina.

Anche la Cina non è stata da meno. Ha infatti risposto alle provocazioni americane con il bloccare alcuni scambi diplomatici importanti e ha intensificato la retorica anti americana, addossando la colpa a Washington se la loro relazione era ai ferri corti. Ma nelle ultime settimane questa retorica è scomparsa dai media nazionali, e anzi Bliken, prima considerato un mero provocatore dalla stampa cinese, era atteso molto favorevolmente.

Il Global Times, giornale nazionalistico cinese affiliato al Partito comunista ha detto che «l’incontro di domenica tra Blinken e Li crea aspettative positive nella comunità internazionale». Aggiungendo che l’intero mondo sta guardando alle riunioni con la speranza di comprendere se potrà esserci finalmente un disgelo tra i due paesi».

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