Non ci sarebbe nulla di strano a leggere un attacco via social fatto dall’ex presidente Donald Trump a un membro della famiglia Kennedy. I parenti di John Fitzgerald Kennedy, predecessore del tycoon alla Casa Bianca, incarnano uno stereotipo quasi perfetto, quello dei democratici ricchi ed elitari che pretendono di sapere cosa sia meglio per il popolo rimanendone però a debita distanza.

Stavolta però il destinatario è un Kennedy speciale, Robert Junior, candidato indipendente alle presidenziali del 2024 e già arcinoto alle cronache per le teorie complottistiche sui vaccini antiCovid e non solo. Nel 2023, quando era ancora candidato alle primarie dei democratici, era stato trattato in modo principesco sui vari network conservatori elogiandone lo standing politico e la cultura, oltreché l’amicizia con figure controverse della cerchia trumpiana, come il discusso consulente politico Roger Stone o l’ex stratega Steve Bannon.

Tanto che si era parlato di un presunto ticket unitario tra il tycoon e quello che forse è il più famoso influencer novax del mondo. Ipotesi che poi si è rivelata infondata, perché si pensava che la candidatura terza dell’ultimo Kennedy avrebbe dragato voti al presidente in carica, dato il suo brand vagamente progressista che avrebbe potuto togliere voti nella fascia minuscola ma comunque significativa dei progressisti antivax. Sorprendentemente, ma non troppo, i sondaggi testimoniano che invece a essere danneggiato è proprio il candidato repubblicano: perché i novax albergano maggiormente nelle sue fila.

Un recente sondaggio realizzato da Nbc News attesta proprio questo: con Kennedy presente, Biden va molto meglio. E allora ecco che Trump ricorre agli attacchi personali contro «il liberal mascherato» e persino «il finto novax» che lo sarebbe per «calcolo politico». Anche se è noto che lo scetticismo sui vaccini del candidato indipendente ha radici profonde, almeno sin dal lontano 2005, quando era apparso in tv ospite dell’icona progressista Jon Stewart per raccontare l’allora nuova teoria secondo la quale i vaccini sono collegati all’autismo, ipotesi ampiamente screditata. Trump, di converso, ha sempre spinto nell’ultimo anno della sua presidenza per trovare rapidamente un antidoto al Covid19 che potesse uscire prima delle elezioni presidenziali di quell’anno, tanto da varare il programma Warp Speed che aveva proprio lo scopo di rimuovere ogni ostacolo burocratico alla ricerca di un vaccino. All’epoca figure del partito repubblicano definivano l’antidoto come il “Trump Vaccine” e vantavano l’efficienza promossa dal presidente per far finire la pandemia.

Oggi invece Trump è molto cambiato: fino a fine 2021 si vantava di aver fatto la dose booster e criticava il governatore della Florida Ron DeSantis per la sua mancanza di coraggio nel dichiarare il suo status vaccinale. Oggi invece dichiara che taglierà i fondi alle scuole che chiedono certificati vaccinali, ricongiungendosi con una vecchia versione di sé, quella della campagna elettorale del 2016, quando affermava che Kennedy Junior avrebbe potuto guidare una commissione governativa sulla sicurezza dei vaccini. Insomma, un intreccio difficilmente districabile che si spiega con l’ipotesi, che si sta rivelando non corretta, che un terzo candidato avrebbe rubato voti a Joe Biden. E anche in questi giorni il miliardario Tim Mellon, erede di una dinastia di banchieri conservatori che comprendono anche il segretario al Tesoro Andrew Mellon, in carica nelle amministrazioni repubblicane degli anni ’20, ha contribuito con un assegno da cinque milioni di dollari al candidato indipendente.

Dal canto suo Kennedy non si scompone, anzi, ha invitato con garbo l’ex presidente a non scadere nell’insulto “lanciato dal bunker” per presentarsi a un dibattito pubblico. Sfida che difficilmente Trump accetterà, anche perché rischierebbe di non uscirne bene, quantomeno agli occhi di quella frangia di iperconservatori novax che comprende anche l’ex tribuno di Fox News Tucker Carlson, ora trasformatosi in cantore del nazional-conservatorismo nel suo show personale in streaming sull’ex Twitter di proprietà di Elon Musk.

E al momento Trump non ha altra strategia che evidenziare l’ambientalismo del suo avversario minore per renderlo più “liberal”, senza pensare che questo potrebbe aumentare il suo appeal anche presso la frangia di novax di sinistra presso cui ha sempre avuto un’indubbia popolarità.

Ad avvantaggiarsi di tutto questo è il presidente Biden che peraltro ha ben poche ragioni di sorridere: la guerra tra Israele e Hamas non accenna a fermarsi e l’ala progressista è sempre più delusa dal suo sostegno critico al governo di Benyamin Netanyahu; quindi, non essere per una volta al centro delle critiche è un balsamo per l’anziano leader dem.

Che anche lui, in realtà, teme Kennedy Junior, dato che da mesi è al lavoro una task force che ha lo scopo di rendere più difficile al candidato indipendente l’accesso alla scheda elettorale nei singoli stati.

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