Mentre in Italia si litiga sulle categorie da vaccinare con priorità nel contesto di un piano drammaticamente in linea con gli standard di lentezza europei, e nel tempo libero ci si arrovella su chi sarà il curatore fallimentare di un partito un tempo promettente, negli Stati Uniti la Camera ha approvato lo stimolo fiscale da 1.900 miliardi di dollari concepito dalla Casa Bianca di Joe Biden per uscire dalla crisi pandemica e rilanciare l’economia. È il tipo di manovra che in epoca obamiana Biden avrebbe definito un «big fucking deal»: l’Ocse calcola che il pacchetto americano raddoppierà il tasso di crescita rispetto alle stime nel 2021 e 2022, e vale da solo un balzo di mezzo punto percentuale del Pil globale rispetto alle stime di dicembre. Morgan Stanley ha aggiornato le previsioni di crescita negli Stati Uniti per quest’anno dal 6,5 per cento al 7,3 per cento, livelli che non si vedevano dalla vertiginosa crescita americana dopo la guerra di Corea, anno 1951. Il monumentale stimolo americano prevede, fra le altre cose, versamenti diretti nelle tasche dei cittadini, estensione dei sussidi di disoccupazione, benefit per le fasce a basso reddito, nuovi sgravi fiscali per le famiglie e un enorme afflusso di fondi per gli stati, destinati in particolare alla riapertura delle scuole. Tutto questo, naturalmente, si somma agli stanziamenti per finanziare nell’immediato il contrasto alla pandemia.

Piano vaccinale

Lo stimolo non agisce nel vuoto, ma ha efficacia nella combinazione con un piano vaccinale che si muove a velocità siderale rispetto a quello europeo. Oltre il 18 per cento degli americani ha già ricevuto la prima dose del vaccino (in Italia siamo al 2,9 per cento), gli Stati Uniti somministrano oltre due milioni di dosi al giorno e grazie a una struttura di approvvigionamento da superpotenza avranno entro la fine di maggio dosi sufficienti per tutti gli americani adulti. Le stime più prudenti dicono che il paese arriverà all’immunità di gregge entro l’estate. La manovra promette insomma di sostenere e rilanciare un paese che è già orientato alla riapertura. Fin qui tutto abbastanza impressionante, ma non sorprendente: l’America fa l’America.

Ma lo stimolo arrivato sulla scrivania di Biden dopo l’approvazione del Congresso supera di molto la semplice logica della ricostruzione dopo la crisi del Covid-19. Una stima del Wall Street Journal dice che soltanto il 7 per cento della somma complessiva della manovra finanzierà il sistema dei tamponi e il tracciamento dei contatti; dei 1.900 miliardi soltanto 16 sono dedicati al piano vaccinale. Il resto finanzia una ambiziosa serie di riforme e programmi – dal condono di parte dei debiti degli studenti al salvataggio degli stati in difficoltà – che tendono a ridisegnare il sistema di welfare, non solo a dare respiro all’economia depressa. La Casa Bianca da settimane non lo presenta più come un piano anti Covid, ma come «la legislazione più progressista nella storia americana», una riedizione della Great Society di Lyndon Johnson dove la pandemia non è che la tragica occasione storica.

Cambio di paradigma

Nel 2008 gli Stati Uniti hanno utilizzato diversi strumenti per tamponare la crisi finanziaria e sostenere la ripresa, ma nel giro di dodici anni il paradigma è cambiato. La logica dello stimolo non è più un tabù nel dibattito nazionale, se non per la pagina delle opinioni del Wall Street Journal, e a guidare le scelte sull’immissione di liquidità non sono più gli economisti e la Fed, ma la politica. Nell’intricato dibattito sull’entità degli stimoli per rispondere alla crisi finanziaria, gli economisti hanno dettato il passo alla politica: Larry Summers, allora direttore del Consiglio economico nazionale, ha lottato con mezza Casa Bianca per convincere Obama a non esagerare con gli stimoli. Assieme a una pattuglia di esperti annunciava catastrofi da inflazione se il Congresso avesse osato troppo, ha eliminato dai memo presidenziali le proposte troppo ardite e ha perfino spiegato al presidente che un pacchetto troppo generoso sarebbe stato politicamente impossibile da vendere agli elettori, valutazione da spin doctor più che da consigliere economico. Le cose sono andate diversamente. La ripresa è arrivata, ma è stata lenta, l’inflazione non è cresciuta, gli economisti sono stati largamente smentiti e la politica s’è resa conto che il potere di distribuire razionalmente fondi e ristrutturare i sistemi sociali si poteva usare con risultati notevoli e perfino applausi bipartisan, anche senza avere il placet teorico di qualche Nobel per l’economia. La legge approvata ieri è anche il simbolo della politica che si riprende il suo posto.

 

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