L’atteso vertice Nato dell’Aia si è concluso con gli alleati che nero su bianco hanno concordato un «ferreo impegno per la difesa collettiva» perché «come sancito dall'Articolo 5 del Trattato di Washington: un attacco a uno è un attacco a tutti» e investimenti nel settore della difesa e sicurezza pari al 5 per cento del Pil all’anno entro il 2035.

I membri dell’alleanza atlantica hanno ribadito il loro pieno sostegno all’Ucraina e considerano anche la Russia una «minaccia a lungo termine» per «la sicurezza euro-atlantica e alla persistente minaccia del terrorismo». 

A margine dell’evento si è tenuto anche un incontro tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha elogiato Trump per le pressioni sugli alleati affinché aumentino le spese militari e per l’attacco contro i siti nucleari iraniani. «Le decisioni prese da questo summit sono storiche, senza di lui non saremmo qui e credo che si meriti delle lodi», ha detto Rutte.

«Perseguendo il reinvestimento nella difesa, gli europei continuano a strutturare il pilastro europeo della Nato», ha detto il presidente francese Emmanuel Macron. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha definito il summit «storico» e che il 5 per cento del Pil destinato alla difesa è «un segnale di forza».

I leader hanno concordato che il vertice Nato del 2026 si terrà invece in Turchia.

Il 5 per cento

Il vertice si è concluso con gli alleati che si impegnano, quindi, a investire maggiori risorse nel settore della difesa. Nelle dichiarazioni finali si legge «che questo impegno del 5 per cento includerà due categorie essenziali di investimenti per la difesa: almeno il 3,5 per cento del Pil all’anno, sulla base della definizione concordata di spesa per la difesa della Nato entro il 2035, al fabbisogno di risorse per la difesa e al raggiungimento degli obiettivi di capacità della Nato. Gli Alleati si impegnano a presentare piani annuali che indichino un percorso credibile e progressivo per il raggiungimento di questo obiettivo».

I paesi Nato «contribuiranno fino all'1,5 per cento del Pil all'anno, tra l'altro, a proteggere le nostre infrastrutture critiche, difendere le nostre reti, garantire la nostra preparazione e resilienza civile, liberare l'innovazione e rafforzare la nostra base industriale di difesa». Nel calcolo della spesa per la difesa degli alleati saranno inclusi anche i contributi diretti alla difesa ucraina e alla sua industria militare. L'equilibrio della spesa nell'ambito di questo piano sarà rivista nel 2029.

Trump

In conferenza stampa il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha fatto sapere che settimana prossima ci sarà un incontro con i funzionari iraniani. «Non penso sia necessario un accordo, non hanno più nucleare», ha detto ai giornalisti. Mentre sul conflitto tra Russia e Ucraina ha detto che ci sono «troppi morti» e che il presidente russo Vladimir Putin «deve porre fine alla guerra».

Il tycoon è intervenuto anche sulla Spagna. Il governo di Madrid ha fatto sapere che non supererà la quota del 2 per cento e Trump ha minacciato di aumentare i dazi commerciali. «È terribile quello che ha fatto la Spagna, si rifiuta di pagare la sua quota, faremo pagare a Madrid il doppio dell'accordo sui dazi», ha detto il presidente Usa.

Meloni

«Se noi costruissimo una difesa a un altro livello vorrebbe dire o uscire dalla Nato o immaginare che anche la Nato debba avere un esercito della Nato, che non esiste. Oppure stiamo nel sistema Nato, la colonna europea della Nato, e lavoriamo per far cooperare molto meglio a livello europeo la nostra difesa, le nostre aziende, che è il lavoro che stiamo facendo», ha detto la premier Giorgia Meloni ai giornalisti presenti.

«Una duplicazione non ha senso, e non ce la possiamo permettere. Quello che dobbiamo fare è rafforzare il sistema Nato con una colonna europea che deve stare allo stesso livello di quella americana se vogliamo difendere i nostri interessi e questo comporta anche una maggiore cooperazione a livello europeo», ha detto la premier. Per questo motivo ha intenzione di aumentare la spesa militare come gli altri alleati.

«Una parte importante di queste risorse viene utilizzato per rafforzare imprese italiane. Questo crea una politica economica espansiva che produce risorse, quindi è un circolo virtuoso se lo sappiamo utilizzare bene. Il grande tema che noi dobbiamo affrontare è la capacità delle nostre aziende di rispondere a un impegno che è sicuramente importante e questa sarà la prossima sfida, però non va affatto questo ragionamento solamente in termini di costi, va fatto anche in termini di ritorno e di proiezione sull'economia, come sempre quando ci si muove verso una politica espansiva», ha detto la premier. Meloni ha anche ribadito la necessità di ottenere un cessate il fuoco a Gaza e per quanto riguarda la guerra commerciale in corso ha detto che i dazi statunitensi al 10 per cento non sono impattanti per le aziende italiane.

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