La terribile invasione dell’Ucraina viene ora comunemente chiamata la “guerra di Putin” e ci si chiede quanto della decisione di invadere sia nata dal senso di insicurezza personale del leader russo. Putin governa una nazione che ha una storia gloriosa, una ricca cultura, un esercito potente, ma un’economia vergognosamente debole e una qualità della vita scadente.

Si è parlato ampiamente del suo senso di affronto per lo smembramento dell’Unione sovietica, come se non si fosse mai ripreso dalla fine dell’impero dei soviet, come se la vergogna e la paura che il crollo hanno ispirato fossero davvero parte del suo essere fisico, psicologico, emotivo.

Se fosse vero che l’invasione ha le sue radici nell’insicurezza di Putin non sarei affatto sorpreso. I russi soffrono da tempo di un complesso di inferiorità nei confronti dell’occidente.

“Abbiamo di meglio”

Quando ho lavorato nell’ex Unione sovietica nel 1977, nel periodo che potrebbe essere considerato il picco dell’influenza dell’impero sovietico, io e i miei colleghi sentivamo spesso la frase «u nas lutce», che in russo significa «abbiamo di meglio». Lavoravamo a una mostra di scambio culturale dell’agenzia di informazione degli Stati Uniti chiamata Photography Usa e nel nostro spazio di quasi mille metri quadrati c’erano tante foto di vita americana: case private, automobili, corsie di supermercati, fattorie, quartieri della classe media e grattacieli. La mostra comprendeva anche uno stand circolare recintato dove le guide americane scattavano delle foto con la nuova fotocamera Polaroid SX-70, che sviluppava la pellicola in pochi secondi.

«Da noi c’è di meglio», dicevano alcune delle persone che si accalcavano intorno, anche se tutte le venticinque guide americane e probabilmente metà dei visitatori sovietici sapevano che non si avvicinavano affatto alla verità. Anche nelle grandi città il tenore di vita era pietosamente basso, con rifornimenti scarsi in tutti i supermercati tranne che in quelli riservati ai membri del partito. L’edilizia era notoriamente approssimativa, e che la produzione fosse al di sotto degli standard era evidente in tutto, dalle scarpe alle automobili.

In due tour successivi, dal 1987 al 1990, con mostre intitolate Information Usa e Design Usa, i miei colleghi e io abbiamo sentito quella frase molto meno frequentemente: a quel punto Gorbačev aveva iniziato ad aprire le finestre sul mondo più sviluppato e i visitatori dell’esposizione si rendevano conto di non “avere di meglio”. Non erano nemmeno alla pari.

Orgoglio e insicurezza

Per quanto banale possa essere l’esempio di una fotocamera SX-70, i commenti che questa e altre cose in mostra hanno suscitato dicono molto della mentalità dei cittadini sovietici: un malsano mix di orgoglio e diffusa insicurezza. Questa mentalità, credo, ha informato la decisione di Putin di invadere l’Ucraina. I grandi imperi della storia – quello romano, britannico e, in una certa misura, americano – tutti credevano di avere di meglio.

In molti casi era vero: è difficile obiettare che gli imperi del passato non godessero della superiorità tecnologica e materiale rispetto al resto del mondo. Proprio quelle abilità tecnologica e militare gli avevano permesso di colonizzare altre nazioni e popoli. I primi europei americani sono riusciti a strappare le terre ai nativi americani grazie ad armi più avanzate, un esercito più potente e la volontà di usare quel tipo di forza letale. Gli inglesi sono riusciti a dominare vaste aree del mondo per lo stesso motivo.

L’Unione sovietica, tuttavia, possedeva la potenza militare senza la relativa prosperità, una combinazione terribile che ha tenuto molti dei suoi cittadini tra un senso di orgoglio e un fastidioso sospetto che le nazioni libere del mondo li avessero superati per distacco.

Diritto morale

Uno dei problemi di ogni impero è che i suoi governanti, e in non piccola misura i suoi cittadini, arrivano a credere che la superiorità militare, tecnologica o materiale equivalga alla superiorità morale. La loro presunta superiorità morale permette che gli sia scusato ogni tipo di terrore e abuso, fino al genocidio incluso. Per schiavizzare, torturare o uccidere un altro essere umano, bisogna sminuire la sua umanità e gonfiare la propria.

Adolf Hitler, che era chiaramente deciso a creare un impero, è forse l’esempio migliore. Lui e i suoi seguaci credevano che le loro impressionanti conquiste militari e tecnologiche provassero il loro status di super razza. Quella presunta superiorità dava loro il diritto, perfino la responsabilità, di usare qualunque mezzo necessario per soggiogare e riconfigurare il resto del mondo. Allo stesso modo, i primi europei americani credevano di essere giustificati a “domare” i “selvaggi” che avevano abitato il nord America molto prima del loro arrivo. Gli inglesi devono aver pensato lo stesso delle nazioni che hanno soggiogato, e Mussolini certamente ha inteso così l’Etiopia.

Vediamo questa sordida dinamica all’opera nell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. Crede di avere il diritto morale di fare quello che sta facendo, e non c’è sofferenza di ucraini innocenti, condanne dall’estero o proteste in patria che sembrano in grado di fargli cambiare idea.

Egoismi nazionali

Ironicamente, questi aspiranti o reali costruttori di imperi, in virtù della loro prontezza a tormentare, uccidere e rubare, dimostrano in realtà l’opposto della superiorità morale. I cittadini di quegli imperi, tuttavia, restano intrisi di orgoglio. I visitatori sovietici della mostra dovevano dire “abbiamo di meglio” perché fare altrimenti sarebbe stata un’umiliazione intollerabile in presenza di ospiti americani. Quello che Putin sta facendo in Ucraina è radicato in un profondo senso di inferiorità personale, una vergogna bruciante che può essere lenita temporaneamente soltanto dall’omicidio.

Tuttavia nessuna conquista alla fine metterà a tacere il sussurro di inferiorità dell’uomo insicuro. Stalin morì paranoico, Hitler da fallito abietto, Mussolini sepolto in una profonda depressione in tarda età, paragonando il suo trattamento a quello del Cristo crocifisso.

Purtroppo, troppo spesso accade che il senso di superiorità gonfiato di un leader venga trasmesso ai cittadini comuni. Decine di milioni di russi, stregati dalla propaganda di stato, sono convinti di avere il diritto assoluto di invadere e rovinare l’Ucraina e riportarla all’ovile glorioso di una Grande Russia. La spavalderia napoleonica di Putin è un’estensione più feroce della “u nas lutce” dell’epoca sovietica, l’ultimo di una lunga serie di egoismi nazionali innescati dal bisogno di un individuo insicuro di dimostrare il proprio potere.


Il testo è apparso sulla testata online Persuasion. Traduzione a cura di Monica Fava.

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