«È evidente che l’integrità fisica della centrale è stata più volte violata». Questo è l’unico scarno commento rilasciato per il momento da Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia atomica internazionale (Iaea) dopo la prima ispezione condotta alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, nell’Ucraina occupata dalle truppe russe.

Poco dopo, il rappresentate russo presso la Iaea ha annunciato che due membri della missione resteranno nella centrale a tempo indeterminato, come aveva chiesto Grossi nei giorni scorsi.

La missione è arrivata ieri nella più grande centrale nucleare d’Europa, da settimane al centro di attacchi e bombardamenti per i quali russi e ucraini si rimpallano la responsabilità. Dei quattordici tecnici arrivati sul posto, cinque sono rimasti nella centrale per continuare l’ispezione, mentre il grosso della missione sta tornando a Ginevra, dove nel fine settimana dovrebbe consegnare un rapporto completo sulla situazione.

Non è chiaro quanti e quali danni abbiano rilevato i tecnici della Iaea, ma sembra che nelle ultime settimane alcuni edifici che fanno parte del complesso della centrale sono stati colpiti, mentre un proiettile di artiglieria è caduto così vicino ad uno dei reattori da fare entrare in funzione un sistema di allarme che ne ha causato lo spegnimento (dei sei reattori della centrale soltanto uno è attualmente in funzione).

Missione permanente?

Al momento, nessuno ha parlato di danni agli edifici che contengono i reattori, solide strutture di cemento armato molto difficili da danneggiare. É qui che si trova gran parte del materiale radioattivo della centrale e quindi il maggior pericolo di incidente.

La missione è molto delicata, sia per i pericoli che corrono i tecnici della Iaea, sia per i rischi diplomatici. Grossi aveva detto che il suo obiettivo era stabilire una presenza permanente nella centrale, in modo da garantirne un monitoraggio costante. La Russia, per il momento, ha accettato la richiesta.

Ma la situazione rimane delicate. La missione può restare operativa solo se gli occupanti russi continueranno a dare il loro consenso. D’altro canto, mostrarsi troppo vicini alle ragioni del Cremlino rischia di procurare critiche da parte dell’Ucraina e una perdita di legittimità internazionale.

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