È una missione disperata quella del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, da due giorni negli Stati Uniti per sbloccare i fondi americani destinati al suo paese. Il suo carisma personale, questa volta, non sembra funzionare mentre democratici e repubblicani restano divisi e i negoziati per arrivare a un compromesso si sono arenati. Con il Congresso che si prepara ad andare in ferie alla fine di questa settimana, nessuno sembra disposto a scommettere su un passo avanti prima di gennaio.

Il pacchetto di aiuti da 110 miliardi di dollari, più della metà dei quali destinati a finanziare l’Ucraina fino a dopo le presidenziali del 2024, rimane bloccato dall’opposizione repubblicana, che in cambio della sua approvazione chiede una riforma delle politiche dell’immigrazione ricalcata sul programma dell’estrema destra del partito, accusano i democratici, e perciò inaccettabile.

Gli incontri

La trattativa per trovare un difficile è accordo è in corso al Senato, prima tappa della giornata del presidente ucraino. Con indosso la sua consueta tenuta militaresa, Zelensky si è rivolto ai senatori nel corso di un incontro a porte chiuse. Il presidente ucraino «ha messo in chiaro che se l’Ucraina perde significa che Putin ha vinto e questo è molto pericoloso per gli Stati Uniti», ha detto il leader della maggioranza democratica Chuck Schumer.

I senatori repubblicani hanno ribatutto interrogando Zelensky sul problema della corruzione in Ucraina e sui rischi che gli aiuti finiscano sprecati. Zelensky, sostenuto dai democratici, ha risposto parlando dei progressi fatti dal suo paese nella lotta alla corruzione. I repubblicani hanno aggiunto che il loro primo dovere è proteggere gli Stati Uniti dalla minaccia dell’immigrazione al confine meridionale. Il presidente ucraino, hanno detto i partecipanti, ha evitato di entrare nel merito della questione.

Per quanto sia stato difficile l’incontro al Senato, il vero ostacolo per Zelensky è la Camera, dove i repubblicani hanno la maggioranza e, guidati dal loro leader Mike Johnson, hanno chiarito che non intendono dare il via libera agli aiuti senza una contropartita sull’immigrazione. Nei giorni scorsi, Johnson aveva confermato che intende sciogliere la camera per il periodo natalizio questa settimana. «Possiamo sempre riunirci di nuovo in caso di accordo, ma il presidente Biden non mi sembra disponibile», aveva detto Johnson pochi giorni fa. L’incontro con Zelensky non sembra avergli fatto cambiare idea.

Per ora, la visita di Zelensky, iniziata lunedì con un applaudito intervento alla National defense university di fronte all’élite delle forze di sicurezza americana, non ha prodotto altri risultati oltre al consueto attestato di sostegno da parte del presidente americano Joe Biden e la conferma di un ultimo pacchetto di aiuti per questo anno, già annunciato dal Pentagono pochi giorni.. Ma con i repubblicani contrari agli aiuti all’Ucraina che controllano la maggioranza della Camera, la Casa Bianca può fare poco altro.

La reazione di Kiev

A Kiev, nel frattempo, si cerca di non pensarci. Mentre Zelensky tenta il tutto per tutto a Washington, i principali media ucraini trattano la questione americana con distacco apparente. Spazio pari o persino maggiore rispetto al viaggio del presidente viene dedicato alla candidatura di Andriy Shevchenko alla guida della federazione calcio ucraina o alla conquista di una nuova posizione ad Horlivka, vicino Donetsk, dove i soldati ucraini hanno occupato un altura di scorie da dove sperano di alleggerire la pressione russa sulla città di Avdiivka, da oltre due mesi al centro dei combattimenti sul fronte orientale.

Economisti e politici, però, assicurano che la situazione è seria. Con un deficit per il 2024 fissato al 20 per cento del pil, oltre 40 miliardi di euro di cui soltanto una decina già coperti da aiuti internazionali, per il governo di Kiev il problema non è soltanto finanziare lo sforzo bellico, ma restare in grado di pagare pensioni e stipendi pubblici.

Senza i fondi americani e senza quelli dell’Unione europea, il cui destino si deciderà nella riunioni dei capi di governo di questa settimana a Bruxelles, l’Ucraina avrà solo scelte negative per un’economia già duramente messa alla prova: monetizzare il deficit causando inflazione, tagliare le spese o alzare le tasse. «Il sostegno di Europa e Stati Uniti per noi è fondamentale», ha detto la scorsa settimana il ministro delle Finanze ucraino Serhiy Marchenko. Diplomatici ed esperti sono convinti che in un modo o nell’altro, il Congresso troverà un accordo: se non a dicembre, a gennaio o febbraio. E in quel caso farà poca differenza. La stessa opinione circola sul vertice europeo di questa settimana, dove a mettere i bastoni tra le ruote all’Ucraina è il primo ministro ungherese Viktor Orbàn.

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