Nella sua prima visita di persona alle Nazioni unite da quando è iniziata l’invasione su larga scala, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avuto l’occasione di confrontarsi direttamente con la delegazione russa e di dichiarere di fronte a loro che il diritto di veto che il paese detiene nel consiglio di sicurezza Onu andrebbe rimosso. Ma per il resto, la sua visita si è risolta in una mezza debacle diplomatica. Al suo tentativo di allargare il supporto per la causa ucraina, i principali leader del “sud del mondo” hanno risposto con un appello a fermare la guerra ad ogni costo e a concentrarsi sulle sfide climatiche ed economiche che minacciano la stabilità dei loro paesi. Come se non bastasse, la parole di Zelensky sull’ipocrisia manifestata da alcuni alleati hanno causato una crisi diplomatica con Polonia, uno dei principali alleati dell’Ucraina in Europa.

Il discorso e le risposte

Erano due gli appuntamenti principali di Zelensky nel suo viaggio a New York. Martedì ha rivolto il suo primo appello di persona dall’inizio dell’invasione su larga scala all’Assemblea generale, mentre ieri ha affrontato il Consiglio di sicurezza, dove sedevano i rappresentanti della Russia. Il discorso che ha tenuto all’assemblea, indossando la sua tradizionale tenuta verde militare, è stato immaginifico, come di consueto. «Non ci si può fidare del male – ha detto Zelensky – Chiedete a Prigožin se si può scomettere sulle promesse di Putin». Il presidente ucraino ha poi parlato di «genocidio in corso», riferendosi alle migliaia di bambini trasferiti dall’Ucraina in Russia. Le sue parole non hanno mancato di suscitare momenti di solidarietà. Il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, rimasto neutrale sul conflitto e impegnato in un tentativo di mediare tra le parti, ha detto nel suo intervento che «tutti i bambini devono essere rimandati in Ucraina». Ma per il resto, i leader del “sud del mondo” hanno ricordato che quello in Ucraina non è l’unico conflitto in corso. Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva ne ha elencati una mezza dozzina, dallo Yemen ad Haiti, e ha definito la guerra «un’offesa alla razionalità umana». Il presidente colombiano, Gustavo Petro, è andato oltre, invocando l’organizzazione di conferenze di pace per Ucraina e Palestina, due conflitto «molto simili».

Fallimento annunciato

Era nell’aria da tempo che difficilmente l’esito del viaggio sarebbe potuto essere diverso. Le relazioni con i paesi di Africa, America latina e Medio oriente sono un capitolo particolarmente difficile per l’Ucraina, aveva detto pochi giorni fa un diplomatico ucraino in un incontro a porte chiuse a Kiev con un gruppo di giornalisti. Si tratta in parte di una questione di risorse, aveva spiegato: il ministero degli Esteri ha 35 specialisti per tutto il sud del mondo. Ma c’entrano anche le relazioni passate e presenti di molti paesi con la Russia e il diplomatico ha parlato anche della reazione negativa di molti suoi colleghi africani quando gli ucraini si definiscono una nazione “colonizzata” dalla Russia. «Si tratta di un tasto molto delicato per loro», ha spiegato.

Queste incomprensioni si sono condensate nell’Assemblea di questi giorni. Numerosi leader del sud del mondo avevano fatto pressioni affinché la discussione non si concentrasse solo sull’Ucraina a scapito di altre crisi. In risposta, il segretario delle Nazioni unite, António Guterres, ha organizzato un’agenda di incontri focalizzata su cambiamento climatico, l’alleggerimento del debito e il sostegno ai paesi che faticano a raggiungere gli obiettivi di sviluppo umano fissati dall’Onu. In questo contesto, molti osservatori temevano che un discorso aggressivo da parte di Zelensky avrebbe potuto generare una reazione negativa. «Se Zelensky andrà all’Assemblea a dire che l’Ucraina deve continuare a combattere e che questo non è il momento della diplomazia, rischia generare un contraccolpo», aveva detto il giorno prima dell’assemblea Richard Gowan, direttore delle questioni Onu nelthink tank International crisis group.

Crisi polacca

Nel frattempo, peggiorano le relazioni con la Polonia, che fin dai primi giorni del conflitto è stato uno degli alleati più convinti dell’Ucraina. Il problema è ancora una volta il grano ucraino, che il governo polacco vuole tenere fuori dai suoi confini per proteggere gli agricoltori polacchi, che costituiscono un importate base elettorale per l’attuale partito di governo. Nel corso dell’attacco più diretto fatto fino ad ora agli alleati, Zelensky ha detto che per alcuni paesi solidarietà all’Ucraina è solo «teatro politico», mentre con le loro azioni «preparano il terreno alla Russia». Anche se Zelensky non ha mai nominato esplicitamente la Polonia, le sue parole sono andate a segno e ieri pomeriggio il governo di Varsavia ha convocato l’ambasciatore ucraino per un chiarimento «sulle gravi parole del presidente Zelensky».

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