«È necessario dirlo in modo chiaro: se il Congresso Usa non sbloccherà gli aiuti, perderemo la guerra». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato un nuovo allarme sulla situazione del conflitto, il più drammatico degli ultimi mesi. Oltre 60 miliardi di dollari in aiuti militari statunitensi sono bloccati da sei mesi a causa dello scontro tra repubblicani e democratici.

Mentre l’Unione europea fatica a riempire il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, gli ucraini temono una nuova offensiva russa con l’arrivo dell’estate. Nel frattempo, le difese aeree delle città ucraine sono sempre più in difficoltà nel respingere gli attacchi russi. Oltre dieci persone sono morte in varie città dell’Ucraina nel corso del fine settimana, mentre a causa dei bombardamenti russi oltre 400mila persone sono senza corrente nella regione ucraina di Kharkiv, la più colpita dagli attacchi.

Il fronte

L’allarme lanciato da Zelensky arriva mentre crescono i timori di una nuova offensiva russa lungo il fronte di oltre mille chilometri su cui si combatte da  oltre due anni. Il capo dell’intelligence militare, Kyrylo Budanov, ha detto di aspettarsi un nuovo attacco massiccio entro la fine di maggio, probabilmente concentrato sul fronte orientale.

Ma l’attesa di una nuova offensiva non significa che al momento non si combatta. Il comandante in capo delle forze ucraine, che domenica ha visitato alcune posizioni vicine al fronte, dice che la situazione rimane «difficile». In particolare, le forze armate di Kiev sono sotto pressione nell’area di Chasiv Yar, a pochi chilometri dalla famigerata città di Bakhmut, occupata dalle milizie Wagner nel maggio dell’anno scorso. 

La tensione è alta a Kiev. Nel finesettimana, il braccio destro di Zelensky, il capo del gabinetto presidenziale, Andrii Yermak, ha dovuto rimangiarsi l’avvertimento di una possibile avanzata russa verso Kharkiv. «Il capo di gabinetto intendeva una nuova offensiva costituita da attacchi aerei», ha precisato il suo ufficio stampa. Kharkiv era già stata indicata come un possibile obiettivo di un’offensiva estiva dalla stampa indipendente russa, ma una nuova ondata di panico nella seconda città del paese, che è anche un importante centro logistico e di produzione di armamenti, è l’ultima cosa di cui il governo ha bisogno.

Bombardamenti senza tregua

Kharkiv, come molte altre città dell’Ucraina, è già sotto particolare pressione per una serie di bombardamenti aerei che proseguono ormai da un mese. I russi hanno preso di mira in particolare le infrastrutture elettriche e industriali. A differenza di Kiev, a Kharkiv è difficile usare le difese anti aeree per proteggere la città. Con il confine russo a poche decine di chilometri di distanza, i missili impiegano spesso meno di un minuto per colpire. L’aviazione russa, inoltre, utilizza con sempre maggiore frequenza bombe-alianti, molto più economiche dei missili da crociera e che possono essere sganciate a oltre 70 chilometri dall’obiettivo, fuori portata della maggioranza dei sistemi antiaerei ucraini. 

Secondo gli ucraini, dall’inizio dell’anno i russi ne hanno utilizzate oltre 3.500, molte più che in tutto il 2023. Queste armi vengono usate sempre più spesso anche contro le posizioni al fronte e sono tra i fattori che, secondo gli stessi militari di Kiev, hanno consentito alle truppe di Mosca di occupare Avdiivka, la strategica cittadina conquistata lo scorso febbraio.

«L’unico modo di proteggerci da queste bombe è abbattere gli aerei che le trasportano», ha detto domenica il ministro degli Esteri ucraino Dimitro Kuleba. Per farlo, il paese ha bisogno di un numero maggiore di sistemi anti aerei avanzati, come gli americani Patriot. Nei giorni scorsi, Zelensky aveva detto che per proteggere tutta l’Ucraina c’è bisogno di almeno 25 Patriot, ognuno con 6-8 batterie lanciamissili. Secondo le principali stime, attualmente l’Ucraina ne possiede dai 3 ai 5.

Movimento diplomatici

Mentre Zelensky suona l’allarma sui possibili rischi se il suo paese non dovesse ricevere gli attesi aiuti americani, lo speaker repubblicano della Camera Mike Johnson, principale artefice del blocco dei fondi, si prepara a rivelare il pacchetto di aiuti che ha promesso di mettere ai voti nelle prossime settimane. La data fissata è il 9 aprile. Ma l’approvazione degli aiuti è tutto meno che scontata e Johnson rischia di essere sfiduciato dal suo partito se presenterà una mozione troppo gradita ai democratici.

Nel frattempo, al di là dell’oceano, inizierà oggi la missione di due giorni del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in Cina. Il Cremlino ha già anticipato che le discussioni verteranno su «materie scottanti»: la guerra in Ucraina e la situazione nell’Indo-Pacifico.

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