Ora è Zelensky a lanciare il suo ultimatum: «Una risposta da Mosca entro lunedì»

Dnipro – «Se entro lunedì la Russia non sarà pronta ai colloqui di pace, allora ci aspettiamo una risposta dai nostri alleati». Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha ricordato venerdì 29 agosto l’ultimatum che Donald Trump ha lanciato al Cremlino: un incontro con Zelensky entro due settimane o Putin si sarebbe trovato in una «situazione molto difficile». Gli europei, Macron in testa, fanno eco a Zelensky, ricordando al leader americano le scadenze che lui stesso ha imposto. E lo stesso sta facendo con ogni probabilità il braccio destro di Zelensky, il capo di gabinetto Andrii Yermak, che in queste ore si trova a New York per incontrare l’inviato di Trump per la Russia, Steve Witkoff. Il Cremlino, tramite il portavoce di Putin, Dimitri Peskov, ripete ancora una volta la solita formula rituale: il leader russo è pronto a incontrare Zelensky, ma che l’incontro «dev’essere ben organizzato». Nessuno tra gli interlocutori di Putin sembra più credere a questa formula, ma nessuno sembra nemmeno particolarmente fiducioso nelle minacce di Donald Trump. E anche se a Kiev la speranza di vedere nuove sanzioni alla Russia e magari nuove armi all’Ucraina non è ancora morta, nessuno trattiene il fiato. L’Ue attacca Putin: «È un predatore, non si fermerà». Europei pronti a inviare addestratori a Kiev Arrivano gli Eram In realtà, qualche nuova arma in Ucraina sta arrivando. Gli Stati Uniti hanno autorizzato questa settimana la vendita all’Ucraina di 3.350 missili da crociera Eram, con una gittata che va oltre i 450 chilometri. Si tratta di armi perfette per colpire in profondità la Russia, danneggiando aeroporti, raffinerie, fabbriche di armi e altri obiettivi militari. Ma non è chiaro se queste armi saranno consegnate con limitazioni, implicite o esplicite, sul loro utilizzo. L’amministrazione Trump non ha mai rimosso il divieto a Kiev di usare armi americane sul suolo russo, tranne che in specifiche circostanze. Non si tratta delle consegne di armi a fondo perduto dei tempi di Biden, né di quelle gratuite che ancora portano avanti gli europei. I missili saranno pagati da Norvegia, Danimarca e Paesi Bassi, che insieme a un fondo statunitense per finanziare acquisti di armi Usa all’estero, sborseranno più di 800 milioni di euro. Anche se bene pagati, si tratta comunque di nuovi armamenti che la Casa Bianca ha consentito di esportare. L’Eram è un missile moderno, ma allo stesso tempo relativamente semplice da produrre. Secondo la Cnn, la consegna di tutto il pacchetto è attesa prima della fine dell’anno. Difficilmente questi missili potranno dare una svolta alla situazione sul campo di battaglia, ma il loro numero e la distanza a cui possono colpire, forniranno all’aviazione di Kiev un’arma potente con cui colpire bersagli sul suolo russo (sempre che vengano autorizzati a farlo) il che, a sua volta, potrebbe essere utilizzato come arma di dissuasione o rappresaglia nei confronti di attacchi aerei russi contro le città ucraine. Le trattative “segrete” tra russi e americani. All’ombra del vertice di Alaska La situazione al fronte A proposito di bombardamenti, è salito a 23 il numero dei civili morti nell’attacco aereo russo che ha colpito Kiev nelle prime ore di giovedì. Ha causato molta irritazione nel paese il commento della portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, che ha fatto un paragone tra il bombardamento di Kiev e gli attacchi ucraini alle raffinerie russe. «Parliamo di due paesi che sono in guerra da molto tempo», ha detto Leavitt. Zelensky, intanto, ricorda che la situazione in Donbass continua a essere difficile e ha parlato di «100mila soldati russi» ammassati nell’area e pronti ad attaccare – si tratta della stessa stima che aveva fatto all’inizio dell’estate. L’obiettivo rimane la città di Pokrovsk, ormai semicircondata, ma che gli ucraini non vogliono abbandonare.