Con le convocazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dei ministri Di Maio e Lamorgese, il caso Gregoretti non si chiude ma sarà rilanciato. Ne è convinta Daniela Ciancimino, avvocata di Legambiente. L’associazione questa mattina si è costituita parte civile per il caso che vede accusato l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini di sequestro aggravato di persona. A luglio 2019 aveva bloccato lo sbarco di 131 migranti nel porto di Augusta.

Il Giudice per l’udienza preliminare, Nunzio Sarpietro, spiega l’avvocata, in questo modo ha deciso di avviare un supplemento di indagine. Al contrario, avrebbe potuto decidere per non procedere ulteriormente. «La decisione del giudice è stata inaspettata, perché così ha rilanciato il procedimento». Il giudice ha chiesto di acquisire documentazione su altri sbarchi, prima, durante e dopo la Gregoretti. Ha chiesto inoltre di sentire tutte le autorità politiche «per verificare realmente come funziona il meccanismo a partire dalla modalità di scelta: se venivano concordate o meno».

Più a fondo

La difesa aveva chiesto di sentire solo Lamorgese: «Secondo il Gup, in questo procedimento particolarmente complesso c’è un’anomalia. Da un lato c’è la richiesta di non luogo a procedere da parte della procura. Dall’altro lato, un’altra autorità giudiziaria, il Tribunale dei ministri, dice l’opposto: ovvero che ci sono le estremità per un processo di sequestro. Il giudice intende andare molto più a fondo».

Le indagini erano partite presso la procura di Siracusa che era arrivata alla conclusione di non ritenere responsabile Salvini. Erano poi passate per competenza al Tribunale dei ministri di Catania, che invece era arrivato a una conclusione diversa. Aveva chiesto l’autorizzazione a procedere al Parlamento che a febbraio ha votato a favore. La prima udienza avrebbe dovuto svolgersi a luglio ma è stata rinviata a causa del Covid-19. Il sostituto procuratore Andrea Bonomo ha chiesto il non luogo a procedere, come era già accaduto presso il Tribunale dei ministri, trovandosi di fatto in accordo con la difesa.

La decisione del Gup, conclude l’avvocata, «apre a una chiarificazione della vicenda che potrebbe avere degli sviluppi anche nel futuro per mettere ordine in queste prassi. Per noi associazioni il fatto che il processo non si chiuda, ma si apra a un approfondimento, è un modo per rilanciare i temi dell’accoglienza anche da un punto di vista umanitario».

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