Demagogica, fuorviante e con profili di incostituzionalità. Marina Berlusconi lascia da parte la diplomazia e boccia con durezza la tassa sugli extraprofitti delle banche, inserita dal governo nel decreto Asset in esame al Senato. La presidente di Fininvest, presente all’assemblea di Confindustria, ha promosso l’operato complessivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Ma dopo la carota ha usato il bastone: non le ha mandate a dire, chiedendo una modifica in parlamento sul prelievo previsto per gli istituti di credito. Parole che suonano come una sveglia a Forza Italia, su cui lei esercita un inevitabile ascendente. Il cognome ha un suo peso, eccome.

Battaglia azzurra

«Chi stabilisce quando un profitto è extra e quando normale? Se è extra in che misura lo è?», ha chiesto retoricamente la presidente di Fininvest, motivando il parere negativo sulla tassa. «È un provvedimento che si presta a dubbi e critiche. Ho visto che sono stati sollevati dei dubbi di incostituzionalità», ha incalzato Marina Berlusconi, muovendo un altro rilievo: «Per come è stato approvato rischia di rendere il Paese meno attrattivo per gli investitori esteri». Da qui l’auspicio «che il parlamento possa riformulare la norma rendendola più equilibrata». Fi, per l’occasione, ha messo da parte le divisioni interne. «È un decreto da modificare per non perdere credibilità», aveva già detto l’ex capogruppo alla Camera, Alessandro Cattaneo, incontrando la concordia del segretario del partito, Antonio Tajani, che ha invitato «a scrivere bene la norma». Dopo tante incomprensioni tra i due è tornato il sereno. Forza Italia si era comunque già mossa al Senato, presentando undici emendamenti per stemperare gli effetti la tassa sugli extraprofitti. Le proposte, sottoscritte dai senatori Adriano Paroli e Francesco Silvestro, mirano - tra le varie cose - a escludere le banche più piccole dall’applicazione della norma e anche all’esclusione degli istituti «che hanno un attivo relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2023 pari o inferiore a 30 miliardi di euro». Sono questioni in apparenza tecniche ma che possono rivelarsi decisive per depotenziare gli effetti del prelievo. Divaricando le crepe tra gli alleati di governo. 

Opposizione pronta

Il caso politico è sotto gli occhi di tutti. Le parole della presidente di Fininvest sono state colte al volo dai fedelissimi di Matteo Renzi. «Non possiamo che essere d’accordo con Marina Berlusconi, la tassa sugli extraprofitti delle banche solleva grandi perplessità», ha commentato la capogruppo al Senato di Italia viva, Raffaella Paita. L’asse tra le opposizioni e Forza Italia può creare grattacapi sui numeri in commissione industria al Senato: Fratelli d’Italia e Lega potrebbero finire sotto. «Alcuni emendamenti del Pd sono simili a quello di Fi», fanno notare a Domani fonti di Palazzo Madama. La convergenza non è un’ipotesi remota. L’eventuale irrigidimento di Fratelli d’Italia porterebbe allo scontro frontale. Prospettiva che si vuole evitare, anche per questo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha aperto a dei cambiamenti, a patto che restino invariati i saldi. Solo che a oggi non esiste un dato preciso sul gettito garantito dalla tassa. Così diventa tutto fumoso.

Ma il fronte sugli extraprofitti è uno dei tanti aperti, benché quello più bollente. Il decreto Asset si presenta come l’antipasto della prossima manovra. I partiti del centrodestra non riescono a placare i loro appetiti. E sono pronti al tipico assalto alla diligenza per piazzare delle bandierine elettorali in vista delle Europee. Dei 551 emendamenti depositati, circa 200 sono stati firmati dai gruppi della maggioranza. Certo, i parlamentari esercitano la loro prerogativa. Solo che molte proposte emendative non sono frutto di iniziative singole bensì di un’azione dei rispettivi gruppi di appartenenza. C’è una regia politica, insomma. Il risultato? L’iter del provvedimento potrebbe andare avanti a fatica, tanto che non è stato ancora deciso un termine per i cosiddetti emendamenti segnalati, utili a fare una scrematura e ridurre il numero di votazioni in commissione. «Potrebbe addirittura non essere indicato», raccontano da Palazzo Madama. Fattori che portano a un elevato rischio di incidenti parlamentari durante la conversione del provvedimento. L’iperattivismo della Lega è un segnale significativo proveniente dal decreto Asset. Si tratta talvolta di micro interventi come quello che chiede risorse per i «viaggiatori e degli operatori del settore turistico e ricettivo» dell’isola d’Elba. Il senatore toscano Manfredi Potenti non ha perso di vista la sua terra d’elezione. Un esempio seguito dalla collega Stefania Pucciarelli che ha proposto per la sua La Spezia un «sostegno dei programmi di investimento e di sviluppo imprenditoriale dell’area industriale».

Confusione al potere

E non mancano dei cortocircuiti singolari con azioni che vanno nella direzione totalmente opposta rispetto a quanto predicato nelle ultime settimane. Il governo sta portando avanti la crociata contro il Superbonus, indicato come la causa di tutti i mali, eppure tra le proposte emendative spunta una del senatore della maggioranza, Antonio De Poli, che vuole mantenere l’incentivo nei condomini a patto che «siano stati effettuati lavori per almeno il 30 per cento dell’intervento complessivo». La possibilità che la proposta venga approvata è alquanto bassa, dà però fiato alle ironie delle opposizioni. La senatrice del Movimento 5 stelle, Elena Sironi osserva: «Questo centrodestra ha poche idee e pure confuse».

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