La complicata trama delle indagini penali sulla ministra-manager-imprenditrice Daniela Santanchè approda a un punto fermo. Un punto di svolta, perché la procura di Milano ha depositato il provvedimento che chiude una prima inchiesta giudiziaria: quella su una presunta truffa all’Inps.

L’ipotesi dei magistrati è che Visibilia editrice e Visibilia concessionaria, all’epoca dei fatti controllate e gestite da Santanchè, abbiano irregolarmente fruito della cassa integrazione Covid. Una truffa, secondo l’accusa, che avrebbe consentito alle società di incassare contributi pubblici per un totale di 126 mila euro anche se i dipendenti, 13 in totale, hanno continuato a lavorare in smart working nei mesi della pandemia. Oltre a Santanchè, la procura ha indagato anche il suo compagno Dimitri Kunz e Paolo Giuseppe Concordia, il primo consigliere e il secondo responsabile della tesoreria delle società coinvolte.

Meloni in difesa

La svolta sul fronte giudiziario, con la probabile richiesta di rinvio a giudizio, potrebbe in teoria mettere a rischio anche la tenuta politica della ministra del Turismo, che nei mesi scorsi di fronte al crescendo delle accuse si è fatta scudo del sostegno di Giorgia Meloni. «Un avviso di garanzia non determina in automatico le dimissioni di un ministro», aveva detto la premier nel luglio dell’anno scorso, quando iniziò a circolare la notizia, da principio smentita dalla diretta interessata, delle indagini avviate su Santanchè per il falso in bilancio e il dissesto delle sue società. Ieri la ministra ha detto però che in caso di rinvio a giudizio «valuterò se dare le dimissioni».

Si tratta di capire, adesso, che effetto avrà l’affondo della procura di Milano sulla posizione della ministra. Archiviato il caso di Vittorio Sgarbi con le dimissioni un mese fa del sottosegretario alla Cultura, sul fronte giudiziario il governo deve fare i conti anche con le accuse contro Andrea Delmastro rinviato a giudizio (udienza preliminare il 2 aprile) per aver diffuso le registrazioni tra l’anarchico Alfredo Cospito e boss mafiosi detenuti nel carcere di Sassari. La vicenda di Delmastro e quella di Santanchè si muovono politicamente su binari paralleli. Difficile che la seconda arrivi adesso al capolinea delle dimissioni, se il suo collega di partito è fin qui rimasto in sella.

Un «passo indietro» della ministra è stato invece chiesto da Elly Schelin, perché, ha detto la segretaria del Pd, «quando una ministra è accusata per aver truffato lo Stato mette a rischio l’onorabilità delle istituzioni che rappresenta».

La ministra del Turismo, che insieme all’amico presidente del Senato Ignazio La Russa tiene le redini di Fratelli d’Italia nel Nord del paese, ha fin qui avuto buon gioco a respingere tutte le accuse. Anzi, il 4 marzo scorso, all’indomani del commissariamento di Visibilia editore disposto dal tribunale su richiesta della procura, Santanchè si era dichiarata «molto contenta» di una decisione che – ha detto – darà la possibilità di «fare chiarezza».

Il commissariamento di Visibiia editore è stato motivato per le “gravi criticità” nei conti della società che fino a gennaio 2022 era stata presieduta da Santanchè e per poi passare l’anno successivo sotto il controllo dell’imprenditore Luca Ruffino, morto suicida nell’agosto scorso.

Come è nata l’inchiesta

La presunta truffa all’Inps riguarda, come detto, oltre a Visibilia editore anche Visibilia concessionaria, che fa ancora capo alla ministra. L’inchiesta giudiziaria è nata l’anno scorso da un esposto della manager Federica Bottiglione, che a suo tempo aveva avviato una causa di lavoro contro Visibilia editore.

Nelle carte dell’indagine spuntano le trascrizioni di colloqui e altri documenti da cui risulta che non solo Bottiglione, ma anche diversi suoi colleghi, non avevano smesso di lavorare nonostante fossero in cassa integrazione pagati con soldi pubblici. Da questi elementi, secondo la Guardia di Finanza, emerge che Kunz e Concordia avevano la “consapevolezza” dello schema illecito.

Oltre alle accuse per la truffa all’Inps, la ministra Santanchè potrebbe presto essere chiamata a rispondere anche per il falso in bilancio di Visibilia editore. Il provvedimento di fine indagini potrebbe arrivare già nei prossimi giorni.

E sotto inchiesta è anche le gestione di Bioera e quella di Ki group holding, altre due aziende, specializzate nel cibo bio, che in passato sono state amministrate da Santanché con l’ex marito Canio Mazzaro. Entrambe le società hanno fatto ricorso a una procedura di composizione negoziata della crisi, mentre la procura della repubblica ne ha chiesto la liquidazione giudiziale, cioè il fallimento. È invece già fallita nelle settimane scorse un’altra società della stessa galassia, la Ki grup srl. Su quest’ultima Santanchè si chiama fuori. «Ho avuto tempo addietro un ruolo del tutto marginale nella gestione e oggi non ne ho alcuno». Difficile adottare la stessa linea di difesa per Bioera, di cui è stata presidente fino a febbraio del 2022.

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