Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci delle motivazioni della sentenza di secondo grado sul processo Montante


Avvenuti una serie di incontri con Attilio Bolzoni a partire dall'11.8.2015, Cicero e Venturi avevano discusso in una conversazione del 15.9.2015 che, subito dopo avere sollevato il caso a livello mediatico, avrebbero dovuto subito presentarsi ai magistrati inquirenti per riferire quanto a loro conoscenza.

E provando ad immaginare le domande che potevano essere loro rivolte, riepilogavano i fatti da raccontare, mettendo a punto il più adeguato registro espressivo.

E in effetti il 17.9.2015, dopo la pubblicazione dell'intervista a Venturi, dopo avere commentato anche con Bolzoni il sollievo provato dall'imprenditore nell'avere fatto quella abiura pubblica maturata tre anni ("io qua sono ... no ma lo dovevo fare ... io guarda da tre anni che penso ... è un peso che mi sono tolto, non ne potevo più"), lo stesso Venturi e Cicero si recarono spontaneamente alla Procura della Repubblica di Caltanissetta a rendere dichiarazioni.

Il GUP infine evidenziava che dal tenore della successiva conversazione tra Venturi e Romano del 18.9.2015, ore 9,27 si aveva contezza del sincero sdegno che lo aveva condotto a rendere quelle dichiarazioni, dopo essere stato strumentalizzato per anni da Montante.

Anche nell'intercettazione del 9.11.2015, nel corso della quale Cicero e Venturi mettevano a punto un promemoria in vista delle loro successive audizioni del 12, del 14 e del 18 novembre 2015, il GUP ravvisava elementi a favore della loro correttezza e lealtà nell'esposizione dei fatti, poiché mostravano "nella rievocazione dei ricordo tra trasporre nel documento, un approccio meramente cronachistico agli eventi passati, senza alcuna interpolazione storica dei fatti".

In questo contesto Cicero e Venturi parlavano dei rapporti qualificati, coltivati da Montante con i prefetti succedutisi a Caltanissetta e con due ufficiali della Guardia di Finanza, il col. Gianfranco Ardizzone, già comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta e, dopo un periodo di Comando esercitato presso la DIA di Reggio Calabria, Comandante della DIA di Caltanissetta, coimputato in questo giudizio, e il maggiore Ettore Orfanello, comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Caltanissetta, già nei confronti del quale si procede

separatamente.

Venturi ricordava che la figlia di Ardizzone e la compagna di Orfanello erano state assunte presso il Confidi, sotto la presidenza di Massimo Romano

I timori di Venturi e Cicero riguardo le possibili reazioni di Montante risultavano poi giustificati, perché subito dopo la sua intervista, il presidente di Confindustria nazionale Giorgio Squinzi si schierò dalla parte di Montante fu avviato un procedimento di espulsione di Venturi dinanzi al collegio dei probiviri dell'associazione degli industriali, contestandogli di avere rilasciato dichiarazioni pubbliche dannose per l'immagine di essa.

E di un chiaro intento vendicativo di Montante nei confronti di Venturi, manifestato con espressioni volgari e violente, si aveva contezza dal colloquio intercettato il 2.2.2016 tra Montante, Trabia e Calogero Giuseppe Valenza, vice presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e da quello del 13.6.2015 tra gli stessi Valenza e Montante.

In quest'ultima conversazione emergeva l'allusione a dei comportamenti di Lo Bello, che Montante riprovava e che il GUP riconduceva all'episodio riferito da Cicero e a lui raccontato anche da Linda Vancheri, collocabile ragionevolmente il 5 marzo 2015 e verificatosi presso l'Hotel Majestic di Roma, quando Lo Bello si era rifiutato di sottoscrivere un documento predisposto da Montante per attestargli solidarietà nel corso di una riunione alla quale partecipò anche l'avv. Antonio Ingroia.

La reazione di Montante fu talmente violenta che giunse quasi allo scontro fisico con Lo Bello, il quale si allontanò piangendo a dirotto e in stato di estrema agitazione e paura, mandando messaggi allarmati alla Vancheri che aveva pure assistito all' incontro.

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