Azzurro era il pomeriggio di Adriano Celentano e azzurra, anzi azzurrissima, è l’estate del basket tricolore, che in questo 2025 sta vivendo una realtà fuori da qualsiasi scenario preventivato. In una lunga successione di tornei continentali l’Italia della palla a spicchi ha conquistato, tra grandi e piccoli, ben quattro medaglie in poco più di quaranta giorni. Dal bronzo della Nazionale femminile senior, arrivato il 29 giugno battendo la Francia, sono poi giunti l’oro dell’Under 20 maschile, il bronzo dell’Under 18 maschile e il bronzo dell’Under 20 femminile.

La festa potrebbe continuare perché anche la squadra senior maschile è pronta a tuffarsi nel suo Europeo, che prenderà il via a Cipro con un match di cartello contro la Grecia. La speranza è che la vitalità esibita da tutto il movimento azzurro spinga l’Italbasket di coach Gianmarco Pozzecco a superarsi e a centrare l’ennesimo titolo di questa estate memorabile.

Più rinascita che crisi

Da molti anni si dice che la pallacanestro italiana sia in crisi, ma l’accecante luce mostrata dal nostro movimento allontana con forza il buio di questo pessimismo. Il bronzo della Nazionale femminile, prima medaglia europea dopo trent’anni, è stato il primo, bellissimo lampo. Le ragazze guidate saggiamente da Andrea Capobianco sono arrivate a un soffio dalla finalissima, poi hanno dominato quella per il terzo posto contro la Francia. La stella è stata Cecilia Zandalasini, talento dalle mani fatate e dalla leadership granitica nei momenti più difficili, a cui si sono aggiunte la voglia di fare a spallate con tutte di Lorela Cubaj e l’intelligenza di Costanza Verona.

Ma tutte le azzurre sono state travolgenti come un fiume in piena, rivelando uno spirito di squadra e un attaccamento alla maglia impossibili da descrivere a parole. Così hanno fatto anche gli azzurrini campioni d’Europa dell’Under 20, capaci di vincere l’oro dopo dodici anni dall’ultima volta e di rispondere nel migliore dei modi agli insulti razzisti ricevuti sui social prima del torneo.

Questa formazione è ricca di cosiddetti italiani di seconda generazione e proprio il mix di radici diverse ha dato forma a un gruppo che fa dell’amicizia e del sacrificio i suoi cavalli di battaglia. E poi ci sono ancora il bronzo dell’Under 18 maschile, di nuovo sul podio dopo nove anni, e quello dell’Under 20 femminile, che vale la diciassettesima medaglia vinta dal settore giovanile dal 2008 a oggi.

Tutto questo però vale molto di più di quello che sembra. È la prova che l’Italia del basket è tutt’altro che morente, che il lavoro sui vivai, se accompagnato da visione e continuità, paga sempre. Le basi, sia in campo maschile che femminile, ci sono. Il futuro ci sorride. Tornare grandi si può.

Un podio che manca da 20 anni

La ciliegina sulla torta sarebbe un podio anche per la Nazionale maschile senior, che in terreno continentale manca dal bronzo del 2003. L’Italia arriva a EuroBasket 2025 non da favorita, ma da potenziale mina vagante. Perché i ragazzi di Pozzecco hanno le armi per intrufolarsi in vetta.

Gli azzurri si presentano con un terzo del roster che arriva dal nuovo millennio: Mouhamet Diouf, Matteo Spagnolo, Gabriele Procida e Saliou Niang sono nati tra il 2001 e il 2004 e sono loro ad aggiungere freschezza e atletismo a una squadra in cui Danilo Gallinari, Nicolò Melli e Giampaolo Ricci rappresentano la vecchia ed esperta guardia. Proprio Diouf e Niang, entrambi in forza alla Virtus Bologna, sono state le sorprese più piacevoli grazie alle giocate e all’energia apportate.

Le ultime settimane ci hanno restituito anche un’Italia con una buona attitudine difensiva: nelle sei amichevoli disputate sono stati 70.5 i punti subiti di media e Melli ha confermato ancora la sua imprescindibilità nei momenti più delicati. Se il capitano è il leader a tutto campo, Simone Fontecchio è sicuramente quello offensivo. L’ala dei Miami Heat, franchigia NBA, ha nelle mani punti pesanti e sarà chiamato a prendersi gran parte delle responsabilità per tenere vivo l’attacco. 

Un attacco che però nei test di preparazione ha lasciato qualche dubbio. La fase offensiva tricolore infatti sembra vivere di folate a causa dei problemi in regia, dove Darius Thompson paga l’integrazione tardiva e dove restano le difficoltà dei portatori di palla di fronte a una difesa schierata. E a causa della mancanza di fisicità: Diouf è l’unico centro puro in rosa e da solo non può certo sopperire alla carenza di soluzioni dentro l’area avversaria.

A fare la differenza sarà quindi l’impegno, la forza di stare in partita, l’unione. Questa alla Nazionale non manca. Vedere i successi estivi, per credere.

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