Parler, il social network simbolo della destra eversiva americana, dei sostenitori di QAnon e dei seguaci di Trump, tornerà disponibile sullo store, il negozio digitale, di Apple. Era stato eliminato dopo l’assalto al campidoglio del 6 gennaio, quando sul social erano stati trovati messaggi eversivi. Lo stesso Trump si era iscritto a Parler dopo essere stato bannato da Twitter.

Allora Parler era diventato irragiungibile. Insieme ad Apple, l’app era stata eliminata dallo store di Google. Amazon invece aveva tagliato gli accessi ai server, di fatto cancellando il social dal web. Era tornato online a metà febbraio, grazie a SkySilk, una piccola società di servizi cloud che ha la sede principale a Los Angeles.

Più moderati?

Parler aveva dichiarato in quella occasione di avere migliorato il proprio sistema di moderazione. Difficile immaginare che sia una vera svolta, perché sarebbe una contraddizione rispetto alla stessa storia del social network.

Parler è stato co-fondato e ampiamente finanziato da Rebekah Mercer, figlia di Bob Mercer, magnate che con generosi finanziamenti e manovre strategiche è stato l’artefice dell’ascesa di Trump dai reality alla Casa Bianca. In passato Mercer ha investito in Cambridge Analytica, l’organizzazione accusata di sfruttare i dati di Facebook per influenzare le campagne elettorali.

Il social network era tornato online in coincidenza con l’annuncio di un nuovo amministratore delegato, Mark Meckler, uno dei fondatori dei Tea party patriots. Ovvero di una delle formazioni politiche di ultradestra che hanno partecipato alla manifestazione del 6 gennaio, sfociata poi nell’assalto a Capitol Hill.

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