Si usa solo la voce e si parla in diretta, non si postano foto, video o frasi a effetto. Nulla rimane registrato. Gli utenti aumentano in maniera esponenziale, ma quello che si rischia davvero è di dimenticarsi della vita vera
- Chi non conosce questo nuovo social network, ideato nella Silicon Valley e ormai diventato affare a nove zeri di venture capital, per prima cosa sappia che lo invidio perché ha ancora tempo per scappare e vivere in pace la sua vita.
- Per chi ha passato la pandemia a casa da solo, tutte queste conversazioni accessibili sembrano una rivoluzione. I temi di conversazione sono i più disparati, in ogni “room” si tratta un argomento.
- Ci sono i moderatori “su”, in un palco virtuale, e gli ascoltatori “giù”, in platea. Mi dà sollievo sapere che nella mia stessa situazione ci sono altri due milioni di utenti.
Avrei voluto scrivere giorni fa questo pezzo su Clubhouse, ma non ci sono riuscita. Il motivo è che sono rimasta su Clubhouse, giorno e notte, senza riuscire a smettere. Quando ho ricevuto il primo invito a entrare nell’app l’ho ignorato. E forse avrei dovuto continuare così. Invece un amico, il ballerino della Scala Oliviero Bifulco, mi ha mandato un nuovo invito: «Devi entrare, ti divertirai». A nulla sono valse le raccomandazioni della giornalista Daniela Losini: «Non cedere, la vita è altro



