Le donne vivono in media più a lungo degli uomini, ma spesso con malattie o disabilità che ne riducono la qualità della vita. Secondo uno studio pubblicato nel 2024 dal McKinsey Health Institute in collaborazione con il World Economic Forum, le donne trascorrono il 25 per cento della vita in più rispetto agli uomini in cattiva salute, cioè con limitazioni fisiche o malattie croniche. È questo divario di genere che il FemTech prova a colmare. FemTech è l’acronimo di Female Technologies, un settore dedicato a innovazioni e tecnologie applicate alla salute e al benessere delle donne.

Dal monitoraggio del ciclo mestruale ai dispositivi per la menopausa, dalla fertilità alla salute pelvica, il FemTech combina dispositivi medici, software, app e servizi innovativi per rispondere a esigenze che spesso sono state trascurate dalla ricerca tradizionale. In particolare, si occupa di condizioni e patologie che riguardano le donne, o che le colpiscono in misura maggiore rispetto agli uomini.

Sono 92 le realtà italiane che oggi si occupano di FemTech e, di queste, quasi la metà è nata dal 2023 in poi, sintomo che l’interesse nella materia in questi anni sta crescendo. I segmenti più sviluppati riguardano salute mestruale, oncologia, gravidanza e maternità, mentre aumentano attenzione e investimenti verso salute mentale, violenza di genere e menopausa.

Questi e molti altri dati sono contenuti nel report annuale del “Femtech observatory” pubblicato oggi da Tech4Fem, il primo network italiano dedicato al FemTech che lavora per ridurre il Women’s Health Gap. Il report, oltre a essere disponibile online, sarà presentato oggi durante l’evento “Tech4Fem Future Health”, a Roma presso la Casa delle tecnologie emergenti.

La mappatura del FemTech

Il rapporto di Tech4Fem propone la prima mappa FemTech italiana, realizzata dall’Osservatorio FemTech con il supporto del Minerva Lab dell’Università La Sapienza di Roma e fornisce alcuni dati utili per inquadrare il fenomeno. Alla base della ricerca c’è la consapevolezza che la salute delle donne non è solo un tema sanitario, ma una questione etica, sociale, economica e di salute pubblica. E che, per questi motivi, merita di essere indagata.

Il comparto FemTech negli anni sta registrando una crescita esponenziale: in Italia il 45 per cento delle realtà esistenti è stato fondato dal 2023 a oggi. Il settore è guidato principalmente da donne: il 79 per cento delle aziende ha almeno una donna tra i fondatori, e il 29 per cento è fondato da una sola persona, quasi sempre una donna. Come si legge nel report, «la marcata presenza femminile nel FemTech riflette la natura stessa di un settore nato per rispondere a bisogni di salute e innovazione legati all’esperienza femminile, in cui la competenza diretta delle donne diventa un elemento distintivo e competitivo».

La diffusione delle realtà FemTech non è omogenea: la regione in cui sono più presenti è la Lombardia (37 per cento del totale), seguita da Lazio (13 per cento) e Piemonte (10 per cento). Molto lontane da queste percentuali i dati delle regioni del Sud Italia: 2 per cento Puglia, 1 per cento Calabria, Campania, Basilicata e Molise.

Lo studio evidenzia anche le difficoltà a cui deve far fronte il FemTech: «Dal punto di vista economico, il settore rimane fragile: il 50 per cento fattura meno di 50mila euro e il 25 per cento è a zero, con un giro d’affari stimato tra 41 e 100 milioni di euro». Inoltre, la comunicazione è ancora una barriera: il 50 per cento delle realtà che ha risposto alla ricerca – pari al 78 per cento di tutte quelle mappate in Italia – ha segnalato difficoltà medio-alte nella comunicazione online a causa di bias sociali e culturali.

Avere i dati aiuta a comprendere i fenomeni, a studiarli nel tempo, capendo se e come si modificano. Per questo, come si legge nel report, «questa indagine rappresenta il primo passo verso una mappa nazionale del FemTech, costruita con un approccio di dati attivisti (“counter data”) per rendere visibile ciò che è sempre stato presente ma ignorato, e dare finalmente riconoscimento a un settore vitale per il futuro della salute».

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