- Più l’intelligenza artificiale diventerà sofisticata e si avvicinerà a un’intelligenza e una autocoscienza vera e propria (la cosiddetta Artificial General Intelligence) più aumenteranno le sfide per integrare nella società questi robot “senzienti”.
- Ad oggi gli automi assomigliano agli schiavi artificiali di Aristotele, macchine prive di volontà che estendono le potenzialità del proprietario. Ne consegue che ogni responsabilità per il loro comportamento è di quest’ultimo.
- Si tratta però di una logica che rischia di diventare sempre più obsoleta via via che il legame simbiotico fra un automa e il suo “padrone” umano si allenta.
Siamo pronti per un futuro in cui le macchine e i software che le alimentano diventeranno sempre più intelligenti, in grado di imparare dall’esperienza e di escogitare soluzioni inedite e incomprensibili anche per i loro creatori? Non è una domanda retorica. In parte questo futuro è già qui. L’intelligenza artificiale è sempre più diffusa e alimenta i programmi che selezionano i candidati per un posto di lavoro, gli automi collaborativi usati nelle catene di montaggio e nei magazzini, i soft



