La temporanea messa al bando del presidente Usa dai principali social network è scaturita da una situazione eccezionale. Ma lo scontro è in atto da tempo
- Cosa succede se un politico può rivolgersi a milioni di persone senza nessuno che funga da filtro, facendo domande scomode e mettendone in discussione le affermazioni?
- La natura di ‘figura pubblica’ di Trump lo proteggeva, dandogli uno status superiore a quello dei normali utenti. La gente aveva diritto di sentire la sua voce, anche se questo significava consentirgli di passare il limite.
- Bisognerà, nel prossimo futuro, chiarire quali siano i confini della libertà di espressione, specie per quel che riguarda i personaggi pubblici. Possono i social fare da filtro? E se loro non possono, chi lo può fare?
Come cambiano velocemente le cose. “Credo fortemente che Facebook non debba essere l’arbitro della verità di tutto quello che la gente dice online”, dichiarava solo pochi mesi fa Mark Zuckerberg a Fox News. Oggi Twitter ha bandito temporaneamente Trump dai propri feed, e Instagram e Facebook lo hanno escluso a tempo indeterminato, per timore che i suoi post contribuissero a far dilagare ancora più la violenza nelle strade, dopo l’assalto al Congresso. «Riteniamo che i rischi di permettere al pre



