Se si misurasse in termini sportivi, la sentenza che negli Stati Uniti ha respinto integralmente i ricorsi antitrust contro Facebook sarebbe una vittoria di grande peso, e un po’ a sorpresa, a favore di Big tech. In termini economici la portata della notizia è ancora più facile da analizzare, con il rialzo record del titolo a Wall Street. Per la prima volta supera i mille miliardi di dollari di capitalizzazione: è la quinta società statunitense a raggiungere questo traguardo di valore, dopo Apple, Microsoft, Amazon e Alphabet (la società di Google).

Il ricorso

Nel merito, il giudice federale ha respinto i ricorsi antitrust presentati dalla Ftc, la Federal trade commission, in nome di 48 stati e territori. Non sarebbero state prodotte prove a sufficienza per confermare la principale tesi alla base del ricorso: il fatto che Facebook abbia un monopolio di fatto sui social network, dopo l’acquisizione di Instagram e WhatsApp, e che si approfitti di questa posizione dominante.

Inoltre, secondo il giudice gli stati hanno impiegato troppo tempo per presentare il loro ricorso, dato che si concentra sul periodo che va dal 2012 al 2014. Ora la Ftc avrà 30 giorni di tempo per presentare nuovi elementi.

Le conseguenze

La decisione ha una conseguenza pratica, visto che non costringe Facebook a rinunciare a Whatsapp e Instagram, come avrebbe voluto la Ftc. Ma ha anche una forte valenza simbolica, nel contesto più generale della battaglia contro Big Tech. Il monopolio di Facebook è infatti uno dei punti di forza per chi, negli Stati  Uniti, ritiene che debba essere riformata la normativa antitrust.

Secondo il giudice federale che ha emesso la sentenza, James E. Boasberg, non ci sarebbero prove che le pratiche messe in campo da Facebook abbiano avuto conseguenze per i cittadini, per esempio in termini di aumento di prezzi. Infine, il ricorso non avrebbe tenuto conto del particolare contesto in cui operano le grandi aziende di tecnologia.

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