Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul “rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino


Pur non essendovi, all'epoca, indizi che potessero condurre le indagini sui due omicidi in una ben determinata direzione, veniva preso in considerazione un elemento che successivamente assumeva un valore particolarmente significativo; il furgone usato dai killers per portarsi all'interno del condominio in via Brunelleschi, mezzo nel quale i killers si nascosero e dal quale fecero fuoco, risultò essere stato rubato nella via Rudinì difronte al garage omonimo, ove stranamente nel corso della notte non era stato ricoverato come avrebbe dovuto essere.

La via Rudinì fa angolo con la via Michele Cipolla, strada nella quale hanno la loro residenza i MARCHESE e ricade nella zona di corso Dei Mille.

Il 26 maggio 1981 si registrò l'improvvisa e contemporanea scomparsa di TERESI Girolamo, DI FRANCO Giuseppe, FEDERICO Salvatore e FEDERICO Angelo, tutti legati al defunto BONTATE Stefano e facenti parte del clan mafioso Villagrazia, Falsomiele e Oreto, come successivamente denunciarono i rispettivi congiunti.

Circa l'appartenenza dei quattro scomparsi alla famiglia BONTATE non può esservi dubbio in considerazione dei rapporti di parentela e di affari che legavano TERESI, DI FRANCO Giuseppe e i fratelli FEDERICO a Stefano BONTATE. Girolamo TERESI infatti era cugino dei fratelli BONTATE e cognato di Giovanni BONTATE per avere sposato una CITARDA, sorella della moglie di BONTATE Giovanni. Il TERESI era pure socio di BONTATE Stefano nella Centralgas S.p.A., impresa d'imbottigliamento di gas liquido, con sede in contrada "Randazzo" di Carini.

I fratelli FEDERICO, titolari della Eurplast operante nel settore dei rivestimenti plastici per l'edilizia, erano gli abituali sub appaltatori delle imprese facenti capo ai BONTATE ed al TERESI; infatti erano stati impegnati per la definizione esterna di alcuni edifici costruiti dalla Atlantide, dalla Urania e dalla Teco oltre che dall'impresa IENNA tradizionalmente e notoriamente protetta dal boss Stefano BONTATE.

FEDERICO Salvatore ed il suocero MONDINO Girolamo stavano edificando nella zona di via Valenza una grande villa avendo come socio e progettista l'architetto MOLFETTINI Vittorio, amico di Stefano BONTATE e di GIROLAMO TERESI; per conto di quest'ultimo il MOLFETTINI aveva progettato e dirigeva i lavori di due ville ubicate sul viale Della Regione Siciliana di fronte alla via Aspromonte, ove TERESI risiedeva. Il DI FRANCO era uno degli accompagnatori di BONTATE Stefano e in più occasioni era stato notato fargli da autista.

Attraverso una incessante attività informativa si apprendeva, nei mesi successivi alla scomparsa dei quattro, che costoro erano stati soppressi dopo essersi recati ad un incontro chiarificatore a cui erano stati invitati da persone appartenenti al loro stesso gruppo di mafia.

Tali notizie venivano confermate dalle dichiarazioni rese dal più volte citato DE GREGORIO Salvatore, la cui posizione all'interno della cosca di Villagrazia non può lasciar dubbi circa l'attendibilità della testimonianza.

I positivi risultati della già citata attività informativa e le dichiarazioni testimoniali rese dal DE GREGORIO Salvatore, trovavano definitiva conferma in epoca recente nelle notizie fornite da fonte confidenziale qualificata che, nel riferire compiutamente su tutti i più gravi delitti verificatisi nel quadro della lotta per la supremazia mafiosa nella Sicilia occidentale specificatamente indicava nelle persone di: BONTA' Nino (24), cognato di PRESTIFILIPPO Salvatore; TERESI Giovanni, appaltatore di strade, abitante nel Baglio BONTATE e TERESI inteso “numero uno” gli autori della scomparsa e della soppressione di TERESI Girolamo, DI FRANCO Giuseppe, di FEDERICO Salvatore e di FEDERICO Angelo.

Gli individui indicati dal delatore sono stati identificati, come dalle schede nominative, numerate progressivamente.

Viene sin da ora fatto rilevare che le indagini esperite dal momento in cui si verificarono i primi eventi delittuosi segnalatori di una rottura di equilibri tra le varie famiglie mafiose, nonché le notizie confidenziali fornite in varie epoche e fino ai giorni recenti, sono state sempre concordi nell'indicare che, prima dell'omicidio di BONTATE Stefano, i vari clan vivevano in clima di accordo, (per esempio il territorio di pertinenza delle famiglie di Villagrazia e dei Ciaculli era stato suddiviso, tra BONTATE Stefano e GRECO Michele, lungo la linea di demarcazione segnata dalla via Oreto) e che i vari componenti delle famiglie, in ossequio agli accordi esistenti tra i vari capi, coesistevano in una atmosfera di armonia.

A seguito dei nuovi eventi che venivano a turbare gli accordi esistenti, si verificavano vari spostamenti di forza, per cui gli stessi parenti degli scomparsi, già facenti parte del gruppo BONTATE, si aggregavano al clan emergente incaricandosi di organizzare la soppressione dei congiunti aderenti al clan avversario, sfruttando la situazione di parentela e i legami di amicizia già esistenti al fine di non creare dubbi nelle persone che dovevano essere soppresse e di evitare possibili reazioni. La convergente attività informativa e le univoche notizie confidenziali succedutesi nel tempo servono proprio a delineare e a convalidare l'ipotesi circa le varie fasi verificatesi, in un anno di lotta, con i conseguenti spostamenti di forza, nonché a ricostruire la nuova mappa della mafia esistente in atto.

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